Bonetti: “Se le famiglie ripartono, il paese riparte”

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La ministra per le pari opportunità e della famiglia, Elena Bonetti, ha accettato di rilasciare al nostro giornale un’intervista sul come le famiglie stanno sopportando i sacrifici imposti da questa emergenza e trattando, con grande attenzione, i temi dell’attualità e della ripartenza del paese.

Ministra Bonetti, l’emergenza legata al Coronavirus si sta rivelando molto complessa anche dal punto di vista sociale. Quali sono le misure adottate a sostegno delle famiglie e le ritiene all’altezza della situazione?
Le famiglie in questo momento stanno rappresentando quel tessuto resistente e resiliente che ha permesso al Paese di reggere in queste settimane complesse di emergenza. Con la chiusura delle scuole abbiamo subito messo in campo misure che permettessero ai genitori di poter stare a casa e prendersi cura dei figli: quindici giorni di congedo parentale straordinario, di cui chiederò l’estensione nel prossimo decreto, o, in alternativa, la possibilità di richiedere un voucher babysitter di 600 euro, che salgono a 1000 euro per medici, operatori sanitari e forze dell’ordine. E’ stato un primo passo a cui deve seguirne un altro, necessario, per sostenere il ruolo delle famiglie e accompagnarle nella ripartenza, soprattutto per quanto riguarda la cura e l’educazione dei figli. Per questo ho proposto di estendere a tutti i figli, almeno fino ai 14 anni, l’assegno universale di natalità oggi destinato ai nati e/o adottati nel 2020. Si tratta di un assegno mensile da 160 euro a 80 euro a seconda del reddito Isee. Una misura che dà il sostegno economico necessario e mette al centro i bambini e i minori, sui quali ricadranno le scelte economiche che andiamo a compiere oggi.

La trasformazione del sistema famiglia avvenuta negli ultimi anni (famiglie miste, figli in affido condiviso ecc.), a suo avviso, ha reso più complessa la gestione dell’emergenza? Se si perché?
Queste settimane di “chiusura” ci hanno imposto di rivedere i tempi e i modi delle nostre relazioni, facendo emergere con ancora più forza le situazioni di fragilità. Ma proprio le fragilità vanno accompagnate e sostenute perché nessuno dei cittadini sia lasciato indietro. È questo il significato delle “pari opportunità” ed è per questo che ho voluto costituire, all’interno dell’Osservatorio per l’Infanzia e l’Adolescenza, un gruppo di esperti con il mandato di valutare l’impatto dell’emergenza e le conseguenti misure necessarie al sostegno del benessere materiale ed emotivo dei bambini e dei ragazzi.

L’emergenza attuale è di ordine sanitario ma rischia di tradursi in gravi conseguenze di ordine economico e sociale. Su questo fronte, quali sono le sue preoccupazioni maggiori? Quali sono le grida d’allarme che, dalla sua posizione, ha potuto recepire?
Come detto poc’anzi, le fragilità emergono ancora di più in una fase di emergenza come quella che stiamo vivendo. Penso alla popolazione anziana, che va salvaguardata e custodita, ai minori, alle donne vittime di violenza, ai nuclei familiari con persone non autosufficienti o disabili e quelli in condizione di povertà. E’ il motivo per il quale, insieme al partito di cui faccio parte, Italia Viva, ho chiesto di pensare subito alle regole da darci per riaprire e far ripartire il Paese. Per dare ai cittadini quell’orizzonte di speranza che la politica deve sempre assicurare attraverso scelte giuste e responsabili, che tutelino e promuovano il bene comune. Non possiamo pensarci dopo, dobbiamo farlo ora.

Ecco, il dopo. I politici e i pensatori più avveduti stanno già invitando a pensare al dopo. Il sistema sociale italiano vedrà davvero, in questa emergenza, uno spartiacque? Cosa cambierà a suo avviso, nei costumi, nei modi di gestire le relazioni sociali del Paese?
Ricominciare vorrà dire, almeno nella prima fase, organizzare un modello in cui il Paese dovrà convivere con il virus. Con gradualità e con il rispetto delle regole ci daremo. Come molte volte è già avvenuto nella storia, reinventeremo i modi delle relazioni sociali. Custodendo l’umanità che le contraddistingue, insieme a tutti quei valori che gli italiani hanno saputo mettere in campo in queste settimane: responsabilità, coraggio, tenacia, solidarietà.

Nelle fasi di emergenza, come quella che stiamo vivendo, si assiste a una levata di scudi a favore e a supporto delle categorie del lavoro sanitario e sociale. Si tratta di un comparto con una larga preponderanza femminile. Pare tuttavia che, come spesso accade per i comparti pubblici, i cittadini stentino a riconoscere il valore profondo, che è anche civile e sociale, di queste professionalità. Come sarà possibile valorizzare e dare il giusto peso a queste competenze anche una volta finita l’emergenza?
L’emergenza ha acceso i riflettori su settori strategici per il futuro della nostra società. Penso alla cura, alla scienza, alla ricerca, al mondo femminile, al digitale, al terzo settore. È venuta alla luce l’opera silenziosa e così fondamentale dei medici, gli infermieri, gli operatori sanitari, le forze dell’ordine. È non soltanto giusto ma doveroso aprire una riflessione per valorizzare realmente le professionalità di cui il Paese dispone. Per le mie deleghe, ho proposto l’istituzione di una task force, un gruppo di donne esperte, per ricostruire un percorso e far ripartire l’Italia.

Le famiglie non possono che essere un nucleo centrale del rilancio del Paese e della sua rinascita. Che azioni potrebbe mettere in campo, il governo, per rendere l’Italia un Paese sempre più a misura di famiglie?
Il Family Act al quale ho lavorato sin dal mio insediamento è pronto e va esattamente in questa direzione. Non per caso si tratta di un progetto con una visione integrata e organica, che investe nelle famiglie e mette al centro tutte le sue componenti, nella diversità di generi e di generazioni. Assegno universale, responsabilità educativa, riorganizzazione dei congedi parentali per madri e padri nell’ottica della corresponsabilità, incentivi al lavoro e all’imprenditoria femminile, percorsi di protagonismo e autonomia per le giovani generazioni. Lo sostengo da sempre con convinzione e oggi, a maggior ragione, l’approccio universale del Family Act vale ancor di più. Se le famiglie ripartono, il Paese riparte.

Ritiene che in questa fase, sulla gestione dell’emergenza, abbia pesato la costruzione istituzionale del Paese con la differenziazione di approcci legata alla presenza delle Regioni e delle competenze concorrenti?
La priorità in questa fase è l’emergenza contro un nemico pressoché sconosciuto. E’ chiaro che anche su questo si potrà fare una riflessione più approfondita, al termine dell’emergenza.

Il Presidente del Consiglio Conte ha parlato dei sindaci come delle sentinelle sul territorio. Quanto ritiene sia stato importante questo ruolo? E quanto crede potrà essere importante, domani, sia in ambito di politiche sociali che della famiglia?
I sindaci hanno un ruolo cruciale e anche in questa situazione di grande complessità lo hanno dimostrato, stando in prima linea al fianco dei propri cittadini e portando, con la loro prossimità, quella di tutte le istituzioni. Sono un tassello fondamentale di quel mosaico che sono le nostre comunità e che ci consentirà di ripartire.

Qual è l’augurio che può rivolgere ai cittadini e alle famiglie italiane in questo periodo?
Sento prima di tutto di rivolgere ai cittadini e alle famiglie italiane un grazie, vero e sentito, per la tenacia e l’altruismo che hanno dimostrato in questi giorni difficili, di dolore e spaesamento. Ciascuno, con sacrificio e responsabilità, sta facendo la propria parte. L’augurio che faccio a tutti noi è di riscoprire pienamente il valore della nostra comunità nazionale. In questa cura reciproca si è mostrata la bellezza di un’Italia solidale, generosa, che sa soffrire e reagire insieme. La consapevolezza di questo valore, che ci appartiene, sarà fondamentale sulla strada che ci attende. Non potremo ricominciare a vivere subito come prima, la sfida che abbiamo davanti è di riuscire ad attraversare questa fase dandoci un’opportunità per un futuro migliore. Abbiamo tutte le energie, le competenze e l’umanità necessarie per farlo.