Bonetti: “Sei miliardi per asili e aziende”

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Ministra Bonetti, è dura festeggiare questo otto marzo. I numeri dell’occupazione femminile sono drammatici. I dati Istat denunciano un milione di poveri in più rispetto al 2019 e le prime vittime sono proprio le donne e i bambini.
«Dobbiamo dare risposte veloci, efficaci. Ne sento tutta la responsabilità Possiamo invertire la curva. Il recovery fund è una grandissima occasione di rilancio. Ma ci vuole una strategia. E un cambio culturale».

Elena Bonetti, classe 1974, docente di Matematica alla Statale di Milano, è tornata con il governo Draghi alla sua scrivania di Ministra della Famiglia e delle Pari opportunità. In un momento buio come non mai, forse, per le donne (e le famiglie) italiane. Dalla militanza scout nell’Agesci a Italia Viva di Matteo Renzi, la politica di Bonetti, dal Family Act all’assegno universale peri figli ha puntato alla creazione di un nuovo welfare (paritario) per “liberare” energie femminili.

Partiamo dalla misura più urgente. Quando arrivano i nuovi congedi-Covid? In gran parte d’Italia le scuole sono di nuovo chiuse. Madri e padri hanno finito ferie, permessi, aspettative.
«Saranno inseriti nel prossimo decreto-sostegno, spero già in questa settimana. Ho chiesto che siano retroattivi e retribuiti almeno al cinquanta per cento dello stipendio. I genitori, a turno, potranno chiedere lo smart working per ogni giorno in cui i figli, minori di 16 anni, dovranno seguire le lezioni a distanza. Per le partite Iva ho chiesto la reintroduzione di sostegni come i voucher baby sitter. Il Mef sta ragionando su uno stanziamento di 200 milioni di euro».

Molte di quelle lavoratrici il posto l’hanno già perduto. Il 55,9% dei lavori “bruciati” dal Covid ha riguardato le donne.
«Dati gravissimi, ma abbiamo messo in atto misure che potrebbero dare risposte in tempi brevi. A partire dalla legge di bilancio 2021, appena entrata in vigore, che prevede una decontribuzione per le aziende che assumono donne».

Pensa che le aziende la applicheranno? Non crede ci sia il rischio che pur di non assumere una donna, giovane, magari “a rischio” maternità, continuino a preferire i maschi?
«Il problema culturale c’è, è reale. E fino a quando non riusciremo a scardinare questo pregiudizio nei confronti delle donne, dobbiamo fare politiche serrate per rendere conveniente e agevolare l’occupazione femminile. Dalle quote al Piano strategico sulla parità di genere a cui diamo inizio oggi. L’Italia non ha mai avuto un piano Parità e lo costruiremo con le associazioni, le parti sociali e tutti i livelli istituzionali».

Con quali obiettivi?
«Creare prima di tutto reti di welfare per aiutare le donne a entrare, o a rientrare, nel mondo del lavoro. Uno dei cardini è la costruzione di nuovi asili nido che portino la presenza dei bambini 0-3 in questi servizi almeno al 50 per cento entro il 2026. Su questa sfida educativa che nello stesso tempo, come sappiamo, libera l’occupazione femminile, abbiamo messo in campo gli investimenti più forti».

Quali sono le cifre?
«Con i fondi del “Next Generation” dovrebbero arrivare 3 miliardi e 600 milioni. Nella legge di bilancio del 2020 sono già stati stanziati 2 miliardi e mezzo. Finanzieremo con 50 milioni di euro i progetti di quelle aziende che sostengono il rientro al lavoro delle donne dopo la maternità e welfare aggiuntivo per le famiglie. Poi c’è l’accesso al credito femminile».