Bonifiche: le proposte del Comitato di controllo e valutazione

0
72

Bonifiche dei siti contaminati in Lombardia: il Comitato paritetico di Controllo e Valutazione delle leggi propone di avviare un gruppo di lavoro con la Giunta regionale e di continuare l’interlocuzione con il Governo riguardo possibili ambiti di autonomia differenziata sul terreno delle bonifiche. E’ quanto emerge dalla missione valutativa del Comitato sull’argomento, l’ultima fra quelle predisposte dall’organismo consiliare.

La relazione tecnica sul tema, presentata dal Vice Presidente del Comitato, Marco Degli Angeli, fa il punto sulla situazione. Nel database AGISCO (l’anagrafe per la Gestione integrata dei Siti contaminati, gestita da ARPA lombardia) si fa riferimento a 5.663 procedimenti di bonifica. Di essi, circa 2.607 (circa il 46%) riguardano siti bonificati, mentre 721 (circa il 21%) riguardano 1.176 siti non contaminati. Di questi ultimi 455 sono stati dichiarati non contaminati a seguito di una analisi di rischio, procedimento con cui si stabiliscono i criteri ed i parametri per la attribuzione della qualifica di “contaminato” ad un sito.
Il 33% dei procedimenti di bonifica fa riferimento a siti ancora contaminati (957), potenzialmente contaminati (850) o da accertare (73) e che necessitano di ulteriori interventi da parte delle autorità preposte.Il 50% dei procedimenti di bonifica riguarda aree industriali (dismesse o in attività), mentre il 19% interessa impianti di stoccaggio di carburanti.
Le altre tipologie di procedimenti interessano la gestione dei rifiuti, i rilasci accidentali di sostanze ed altre cause
Dalla relazione si apprende che l’incidenza dei procedimenti di bonifica conclusi, con certificazione di avvenuta, non è uniforme nel territorio regionale. Le province di Milano e Monza, pur avendo un elevato numero di procedimenti di bonifica in corso, presentano un’alta percentale di procedimenti conclusi. Una situazione diametralmente opposta si risocntra, invece, nelle Province del sud della Lombardia.
Anche la durata media dei procedimenti di bonifica (circa 4 anni) è differenziata sul territorio regionale, ma in questo caso è la Provincia di Milano a presentare tempistiche nella gestione dei procedimenti superiori alla media regionale. Rilevante anche il numero dei procedimenti aperti da più di 10 anni (1.193). La loro distribuzione territoriale mostra che questi procedimenti tendono a concentrarsi nelle province a Sud e a Nord della Lombardia, mentre si confermano inferiori nelle province più industrializzate dove, peraltro, il numero dei procedimenti totali è nettamente superiore.

La maggior parte dei procedimenti di bonifica (90% rispetto ai 1.938 procedimenti per cui questa informazione è disponibile) è a carico di soggetti privati, responsabili dell’inquinamento o proprietari/gestori dell’area. L’intervento pubblico è solo residuale e limitato ai casi in cui non sia possibile individuare con certezza il responsabile dell’inquinamento.
Si nota che quando è un soggetto privato a farsi carico delle operazioni di bonifica, i tempi medi di conclusione dei procedimenti sono in media inferiori rispetto a quelli di un intervento effettuato da un soggetto pubblico.

L’analisi degli interventi pubblici apre un’ulteriore considerazione, come chiarisce la relazione, sulle problematiche di gestione dei procedimenti da parte dei Comuni di minori dimensioni. Infatti, il tempo medio di gestione di un procedimento di bonifica in un Comune con una popolazione inferiore a 10.000 abitanti è di 7,5 anni rispetto a una media di 5,9 anni per i Comuni con dimensioni superiori ai 10.000 abitanti.

Sulla base dei risultati di questo report il Comitato ha rilevato alcune criticità: innanzitutto l’attuale banca AGISCO, ha un’ insufficiente aggiornamento dei dati e il database è scarsamente condiviso. Per cui, secondo il Comitato paritetico, è necessario ripensare le modalità di compilazione dell’anagrafe AGISCO e integrare il database regionale realizzando un geodatabase (sistema di gestione dati sui quali è basato un “Geographic Information System”),. Questo consentirebbe di caricare una serie di informazioni territoriali e calcolare automaticamente, basandosi sulle coordinate spaziali del sito inserito, tutti i parametri necessari.

Un altro tema problematico è quello della suddivisione di competenze tra Enti amministrativi. L’accentramento delle funzioni in capo alla Regione – sperimentato già in alcuni contesti, come quello toscano, come si legge nella relazione – potrebbe effettivamente evitare passaggi procedurali e risolvere potenziali inerzie. Sarebbe poi opportuno ridurre il livello di frammentazione normativa, molto marcata in Lombardia e proporre la redazione di un testo unico. Fra i suggerimenti del Comitato anche l’adozione di un sistema normativo più flessibile di quello esistente ed un più esteso ricorso ad atti di soft law quali le linee guida.

Secondo le osservazioni contenute nella relazione, sarebbe anche necessario favorire gli accordi di programma e la formazione di consorzi fra comuni per ridurre il carico amministrativo, oltre a meglio dettagliare ruoli, responsabilità e compiti di ATS e ARPA e prevedere regole di procedura che consentano di moderare i ritardi e le problematiche emerse sul coordinamento dei tempi . Entrando nel dettaglio l’organismo di controllo del Consiglio raccomanda di: ricomprendere esplicitamente le forme di inquinamento pregresso ( i siti inquinati anteriormente all’entrata in vigore del D.lgs. n.152/2006) nell’ambito di applicazione della disciplina in tema di bonifiche come fanno ad esempio le norme regionali abruzzesi, liguri e lucane e istituire un tavolo di lavoro con la Corte dei Conti per riformulare il meccanismo della rivalsa, introducendo meccanismi di controllo sull’operato degli enti ed eventuali modalità di sostituzione da parte dell’ente regionale in caso di inerzia degli enti amministrativi responsabili.
Si potrebbe anche, secondo il Comitato, proporre la modifica della legislazione nazionale per introdurre metodi alternativi di risoluzione delle controversie come la mediazione ambientale.