Brasile, Bolsonaro nel caos licenzia il ministro della Salute

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Presidente del Brasile, Jair Bolsonaro ha cacciato dal governo il ministro della salute Luiz Henrique Mandetta, per profonde divergenze rispetto alla strategia da adottare nel contrasto al Covid-19.
Il ministro, molto popolare, ha espresso una posizione di netta contrarietà al modo di gestire la crisi sanitaria imposta dal presidente Bolsonaro che continua a negare la gravità della pandemia, a sfidare la comunità scientifica e una buona parte dei governatori, nonché proporre un incosciente “liberi tutti”.

Nel frattempo i contagi aumentano, circa 30 mila positivi e più di 1700 morti, così come la pressione sugli ospedali brasiliani. I dati sono in crescita ma non in maniera esponenziale, almeno ad oggi, grazie al lockdown imposto, contro il parere di Bolsonaro, dai governatori di San Paolo e Rio de Janeiro, le capitali più colpite dal coronavirus.
Mandetta ha annunciato il licenziamento dal governo, su Twitter usando parole equilibrate contro il presidente populista, amico dei sovranisti nostrani.
L’ex ministro ha scritto: “Ho appena ascoltato dal presidente Bolsonaro l’avviso delle mie dimissioni dal Ministero della Salute. Voglio ringraziare per l’opportunità che mi è stata data di essere il responsabile del Servizio sanitario nazionale, di istituire il progetto per migliorare la salute dei brasiliani, di pianificare il modo di affrontare la pandemia di coronavirus, la grande sfida che sta affrontando il nostro sistema sanitario”.

Tuttavia, pochi giorni fa, Mandetta ha rilasciato un’intervista ad un importante settimanale Veja, affermando che: “con Bolsonaro è stata una battaglia impossibile. All’inizio mi diceva vai, parla, ordina, agisci. Fai quello che devi fare. Poi ha cambiato completamente e mi ha detto: cosa ti è venuto in mente, stai fermando un Paese, stai uccidendo l’economia! Ho trattato, mediato ma alla fine mi sono reso conto che bisognava scegliere: o si ascoltava il ministro della Sanità o il presidente”.
In altri termini, “dopo sessanta giorni di inferno”, Luiz Henrique Mandetta, ortopedico, ex militare, due volte parlamentare per la formazione politica di destra Democratas, molto vicino a Bolsonaro, ha fatto un passo indietro.
L’attuale presidente continua a invocare l’apertura del paese, per contrastare la grave recessione economica in arrivo, senza considerare il contributo di vittime umane, stroncate dal virus, che potrebbe derivare da un’apertura generalizzata e incontrollata delle attività economiche.
Bolsonaro è arrivato anche a dire di peggio. Sostituendosi alla comunità scientifica ha sposato la bizzarra idea di somministrare dosi massicce di clorochina, acquistata in India, confinando a casa anziani e persone malate. Studi sulla sua applicazione hanno però dimostrato che non cura il Covid-19 e presenta possibili gravi controindicazioni sul piano fisico. Il classico rimedio che peggiora il male.

In questa situazione di caos, Nelson Teich è stato nominato Ministro della salute, presentandosi in conferenza stampa con Bolsonaro.
Il neo ministro ha detto che continuerà nella linea fin qui adottata da Mandetta, aggiungendo che: “Discutere di economia e salute separatamente non funziona. Entrambi sono complementari. Lo sviluppo economico trascina altre cose. Più si sviluppa, più s’investe sulla salute. L’occupazione è essenziale. Bisogna allineare entrambe le cose per arrivare a una ripresa normale della vita. Per conoscere il covid19 è necessario elaborare un programma di test per comprendere la malattia e definire politiche e azioni”.

Si tratta di titoli evocativi di una politica sanitaria e di prevenzione completamente assente nella realtà, osteggiata da Bolsonaro e dai poteri forti che, dal golpe contro Lula, lo hanno sostenuto nella rocambolesca vittoria elettorale e nel disastroso primo anno e mezzo di governo.
Intanto, i cittadini brasiliani approvano, con l’80% dei consensi stimati nei sondaggi, la politica del lockdown, voluta da Mandetta e dai governatori delle popolose comunità del paese.
Il licenziamento del ministro Mandetta è stato accolto, nelle principali città del Brasile, con botti, spari e pentole sbattute come forma di protesta nei confronti di un presidente, a cui rimane il consenso dell’elettorato ultraconservatore e delle grandi lobbies.
Sulla fedeltà dei militari, arbitri di ogni decisione, non si hanno grandi certezze; al punto che indiscrezioni della stampa brasiliana parlano di una possibile sostituzione di Bolsonaro, a favore di un politico più equilibrato e disponibile alle richieste dei militari nel governo del più grande paese dell’America Latina.

Paolo D’Aleo