Brexit di Boris: il parlamento britannico non si arrende

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jhonson
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Mancano due mesi prima del 31 ottobre, giorno in cui Londra dovrebbe uscire dall’Europa, ma tutte le carte da no deal, a elezioni anticipate e rinvio della Brexit sono ancora in gioco.

Mercoledì scorso la Camera dei Comuni ha approvato in ultima lettura la legge anti-no deal. A favore hanno votato 327 deputati, contro 299. Questo risultato, che suggella la sconfitta dal governo di Boris Johnson sul testo, è stato raggiunto grazie a 21 deputati “ribelli” del partito conservatore, che hanno deciso a fermare la linea di Johnson di portare a compimento una Brexit “a tutti i costi”, con o un accordo.

Il nuovo “schiaffo” a Jhonson arriva venerdì, quando la Camera dei Lord si dice contraria a un’uscita del Regno Unito dall’Unione europea senza nessun tipo di accordo. Lunedì prossimo la regina Elisabetta firmerà la legge approvata dalle due Camere e nello stesso giorno il premier britannico chiederà di andare alle elezioni anticipate.

E cosa succede ora? Quando e come la Brexit finalmente entrerà nel vigore? Quali conseguenze potrebbe avere questa “fight to death” per la Gran Bretagna e per i cittadini europei? Per parlarne Sputnik Italia ha raggiunto Francesco Galietti, capo della società di analisi strategica geopolitica Policy Sonar.

Dott. Galietti, con l’approvazione della legge contro l’uscita senza accordo il neopremier Boris Johnson ha perso la maggioranza assoluta nel parlamento britannico. Come mai tutto è di nuovo andato storto? Perché di giorno in giorno la Brexit sta diventando un disastro?

Boris Johnson, pur essendo un politico più attrezzato del ‘situazionista’ Matteo Salvini, incontra un problema simile: quello di dare corpo alla sensibilità più diffusa nel Paese nonostante le poderose spinte contrarie del Parlamento britannico. Il nodo non è banale. Basti pensare che in Italia il trionfatore delle elezioni europee, Salvini, è finito fuori da maggioranza e governo appena due mesi dopo le europee. Inoltre, il problema di Johnson è ancora più arduo di quello di Salvini. Infatti, il referendum di Brexit è ormai lontano nel tempo, e gli stessi tories sono sempre più ammaccati.