Brunetta e il suo elogio del premier

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Signor presidente del Consiglio, lei in Europa è stato bravo a trattare”. “Spero ne sia consapevole che lei ha in mano, in questo momento, il recupero di 20 anni di cattiva politica economica”. E così via con un tono propositivo e non pregiudiziale. Sintonizzato su Radio Radicale

riconosco la voce di Renato Brunetta che interviene sulle comunicazioni di Giuseppe Conte alla vigilia del Consiglio europeo. Un po’ mi sorprende che un esponente di Forza Italia, e quindi dell’opposizione, non insolentisca il premier, non lo accusi di avere svenduto il Paese, di avere tradito la fiducia degli italiani “con il favore delle tenebre” (Salvini-Meloni). Si dirà che a differenza delle destre Lega-FdI, sempre con la bava alla bocca quando si tratta di Conte, il partito di Silvio Berlusconi è in fase di avvicinamento a un possibile governo di unità nazionale e ha quindi tutto l’interesse a non esasperare i toni.

Preferisco credere che l’economista Brunetta, con il suo intervento, abbia inteso perseguire non l’interesse di qualche inciucio bensì l’interesse nazionale. Poiché un’opposizione a questo governo, anche la più severa e intransigente, dovrebbe rifuggire dalla politica del tanto peggio per gli italiani, tanto meglio per loro. Per condividere invece quei barlumi di speranza con cui ieri, sul Corriere della Sera

, Francesco Giavazzi iniziava il suo articolo: “C’è qualche timido segnale che gli effetti diretti del Covid-19 sull’economia si stiano attenuando”. Quali? L’indice dei nuovi ordini consegne e scorte che a giugno “si è quasi stabilizzato”. Sempre a giugno “una lieve contrazione dell’attività economica: 47,5 ma comunque in risalita rispetto a maggio (45,4)”. E ancora: “anche la Banca d’Italia prevede che dopo un crollo nel 2020 (meno 9,5%) l’economia riprenderà e tornerà a fine 2022, a un livello di reddito vicino a quello precedente la pandemia”. Squarci di sereno che non possono farci dimenticare il fossato sempre più largo tra i “garantiti” (i dipendenti pubblici che hanno continuato ad essere retribuiti), i “salvati” dalla cassa integrazione (ma per quanto ancora?), e i “sommersi”: autonomi e partite Iva, ormai allo stremo. Al professor Brunetta, che ministro dei governi B. assai osteggiammo, oggi forse ci unisce l’orrore per gli sfasciacarrozze e i demagoghi che blaterano di “oro alla patria”, pur sapendo che peserà come un macigno sulle prossime generazioni. Ma tanto basta.                                                                                    (di Antonio Padellaro – Il Fatto Quotidiano)