Burioni: “Plasma guariti promettente, ma ancora pochi dati”

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Terapia con il siero di pazienti guariti da Covid-19: “I risultati preliminari di questa pratica sembrano incoraggianti, ma ancora riguardano un numero troppo esiguo di pazienti (5, 10 e 6) e soprattutto manca il fondamentale ‘braccio di controllo’ (pazienti che dovrebbero ricevere il ‘placebo’, in questo caso il siero – o il plasma – di individui sani), e proprio per questo sono in corso studi in tutto il mondo che ci daranno una risposta chiara a questa domanda”. Così sul sito ‘Medical Facts’ il virologo Roberto Burioni.

“In questo momento disperato – ricorda – si sta tentando di percorrere questa strada anche per curare le persone colpite dal coronavirus: si prende il plasma (che è tutto quello che c’è nel sangue tolti globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, quindi la parte liquida) di un individuo guarito, si verifica la presenza degli anticorpi e infine si somministra ai malati”. Fra gli studi in corso, “quello di Fausto Baldanti dell’Università di Pavia. In questo caso è stata introdotta una variante: non vengono arruolati nella donazione del plasma tutti i pazienti, ma solo quelli che contengono un’alta quantità di anticorpi in grado di neutralizzare il virus, e in questo caso i risultati sembrano ancora più incoraggianti. Questa terapia è molto promettente, ma dobbiamo capirne bene i limiti”.

Inoltre, “se ci sono anticorpi che, somministrati, proteggono dalla malattia – precisa Burioni – noi non abbiamo solo la possibilità di prenderli da pazienti che li hanno prodotti: la tecnologia moderna ci consente di isolarne i geni e produrne in laboratorio una quantità illimitata, grazie al clonaggio di anticorpi monoclonali umani. Il problema è che per produrre e sperimentare il siero artificiale ci vuole tempo, tempo durante il quale avere una terapia efficace – pur con tutti i limiti descritti – sarebbe importantissimo”.