Bye bye elezioni

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Il via libera definitivo al taglio del numero dei parlamentari (da 630 a 400 alla Camera e da 315 a 200 al Senato) allunga la vita al governo Conte II e alla maggioranza giallo-rossa. Non solo perché le quattro forze politiche che sostengono l’esecutivo sono state assolutamente autosufficienti ma soprattutto perché l’ok alla riduzione degli eletti, di fatto, allontana l’ipotesi di elezioni anticipate.

La prima motivazione è politica. Subito dopo il via libera a Montecitorio, il segretario del Pd Nicola Zingaretti ha scritto su Facebook: “Oggi abbiamo deciso di votarla (la riduzione dei parlamentari, ndr) tenendo fede al primo impegno del programma di Governo e anche perché abbiamo ottenuto, così come da noi richiesto, l’inserimento di determinate garanzie istituzionali e costituzionali che prima non c’erano”.

Gli stessi concetti sono stati espressi in Aula dagli esponenti di Italia Viva e di Liberi e Uguali. Pd, renziani e sinistra hanno deciso di votare a favore, nonostante nei primi tre passaggi in Parlamento si fossero schierati contro, proprio perché l’accordo nella maggioranza prevede ora un lungo iter di modifiche costituzionali, di cambiamenti dei regolamenti parlamentari e soprattutto di riforma della legge elettorale (il cui testo base dovrebbe essere presentato prima di Natale).

E’ del tutto evidente che su queste materie delicate i temi saranno molto lunghi, anche perché la nuova modifica della Costituzione prevede quattro passaggi in Parlamento. Sulla legge elettorale, poi, la storia degli ultimi anni insegna come un accordo, non solo nella maggioranza ma anche con almeno una parte delle opposizioni, non matura prima di almeno due anni di audizioni, dibattiti, confronti e votazioni. C’è poi l’aspetto tecnico che allontana il ritorno alle urne. Anche se il governo giallo-rosso dovesse implodere nelle prossime settimane o nei prossimi mesi le Camere non potrebbero essere immediatamente sciolte. L’attuale legge elettorale, il Rosatellum con il quale abbiamo votato il 4 marzo 2018, infatti, prevede che un terzo di deputati e senatori venga eletto con il sistema maggioritario/uninominale.

E’ chiaro che con la riduzione dei parlamentari cala anche il numero degli eletti con il maggioritario e di conseguenza, prima di tornare al voto, andrebbero ridisegnati tutti i collegi elettorali di Camera e Senato per renderli omogenei alla nuova Carta. Un’operazione laboriosa, tecnica e che non si esaurisce prima di qualche mese. Non solo. Anche le circoscrizioni del proporzionale, probabilmente, andrebbero riviste completamente. Fatto sta che la votazione a Montecitorio sul taglio dei parlamentari – senza dimenticare l’ipotesi di referendum confermativo – è una polizza sulla vita per il governo Conte II.