Calcio in crisi, in arrivo tagli agli stipendi dei giocatori

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Il coronavirus mette in ginocchio il mondo del calcio, inevitabile qualche conseguenza anche per le star più pagate

In un momento di crisi tutti sono chiamati a fare la loro parte; l’Italia e il mondo intero ora hanno problemi più grandi da risolvere; ma l’industria calcio muove parecchi soldi e -comunque andrà a finire questa storia- le perdite saranno significative. Impossibile quantificare, anche perché al momento è impossibile fare previsioni sui tempi e sulle modalità della ripartenza.
Incognite

Forse si ripartirà a maggio, magari con il pubblico ma più probabilmente a porte chiuse. Forse si ricomincerà più tardi. Magari, comprimendo un po’ i calendari, si riuscirà a giocare tutte le partite in programma per i campionati nazionali e per le coppe internazionali. Ma bisogna anche prendere in considerazione l’ipotesi che per concludere la stagione e assegnare i titoli si debbano prendere alcune scorciatoie, come i play off o le final four.
Conti in rosso

In questo caso il numero delle gare si ridurrebbe in modo drastico; di conseguenza ci sarebbero meno introiti dalla vendita dei biglietti ( ammesso che siano eventi “a porte aperte”) e dai diritti tv: se una emittente trasmette meno partite del previsto è giusto che chieda di pagare di meno.
Alcune società rischiano il crac, altre dovranno rivedere la ribasso i loro bilanci. E’ inevitabile che con meno soldi nelle casse ci siano conseguenze anche sui calciatori. Da qualche giorno circola l’ipotesi – più che fondata – del taglio degli stipendi dei tesserati. Qualcuno sottolinea che ci sono contratti firmati e che gli impegni presi vanno onorati. Principio sacrosanto, ma tutto va contestualizzato. Siamo di fronte a una emergenza globale e non si può fare finta di niente.
Calcio in crisi, in arrivo tagli agli stipendi dei giocatori
Tagli inevitabili

C’è da dire che il sindacato dei calciatori non ha chiuso la porta, anzi l’Assocalciatori si è detta disponibile a parlare della questione. La discussione riguarda la percentuale dell’eventuale taglio: si parla del 20 per cento, forse anche del 30. Domani ci sarà una assemblea informale tra i presidenti di Lega, rigorosamente in teleconferenza, e questo sarà uno dei temi all’ordine del giorno: si cercherà di stendere una bozza da sottoporre ai rappresentanti dei giocatori.
Ma facciamo un esempio concreto: Cristiano Ronaldo, il più pagato della serie A, guadagna 31 milioni di euro netti a stagione; potrebbe rimetterci fino a 9 milioni di euro. Senza voler essere stucchevoli e populisti, immaginiamo non finirà sul lastrico. E come lui tanti altri campioni, che peraltro davanti a questa emergenza hanno dimostrato grande solidarietà, con donazioni e iniziative di beneficenza per raccogliere fondi da destinare a chi sta combattendo in prima linea contro il Coronavirus.
Rischio di battaglie legali

In Italia, almeno per il momento, sembra esserci un clima di collaborazione tra società e giocatori. Il presidente federale Gabriele Gravina ha dichiarato che in questa fase pensare di tagliare qualche ingaggio non è un tabù. Ma in giro per l’Europa non è sempre così: in Francia il presidente del Lione (avversario della Juventus negli ottavi Champions League, semmai si ripartirà) ha messo i suoi giocatori in uno stato di disoccupazione parziale, con un taglio che in alcuni casi sfiora il 70%. In Svizzera il Sion ha licenziato otto giocatori che non hanno subito accettato la riduzione del loro ingaggio. Seguiranno battaglie legali. Di cui in questa fase non si sentiva la mancanza.