Camminando per il Parco del Pollino: che cosa portiamo con noi

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«Sublime bellezza», così Elvira Dones, scrittrice di origine albanese, descrive il Parco del Pollino, luogo incantato, intreccio di natura antica e storie. Insieme a Marco Cazzato, artista torinese, ha percorso sentieri e incontrato gli abitanti di quest’area di 192.565,00 ettari di terreno a cavallo tra due regioni, la Basilicata, detta anche Lucania, e la Calabria. Sono stati loro i primi ad essere coinvolti nel progetto Ka art – per una cartografia corale della Basilicata, e in particolare nel progetto Cammini d’Autore di ArtePollino e Matera 2019, con cui la Fondazione Circolo dei lettori ha collaborato.

Il cammino Ritratti di Umanità, di Elvira Dones e Marco Cazzato, ha previsto la visita ai piccoli comuni del Parco per conoscere da vicino soprattutto la comunità Arbëreshe, ed esplorare volti e luoghi sconosciuti, che hanno acceso la loro sensibilità e curiosità. Il risultato è una mostra, capace di sintetizzare l’esperienza e catturare due sguardi unici, sensibili, profondissimi, che fino al 29 luglio è visitabile presso il Palazzotto del Casale a Matera. È fatta delle tavole di Cazzato e delle parole di Elvira Dones, che ha raccolto, in tre racconti, altrettanti vissuti: quello di Flora, di Maria e delle sorelle Grezzi.

Per Marco Cazzato, la parola che meglio descrive il suo cammino nel Parco è “incontro”: «incontro come incontro tra persone, storie di vita diverse ma che hanno punti di contatto, incontro tra popoli, in questo caso l’Albania e l’Italia. Incontro con i luoghi e il territorio. La conoscenza che scaturisce dalla generosità di chi si racconta e dalla predisposizione a capire l’altro di chi ascolta è fondamentale per la convivenza ed il benessere di tutti, soprattutto di questi tempi in cui la paura di quel che non si conosce sembra la narrazione dominante».

Matteo Caccia, celebre autore radiofonico e scrittore, ha accompagnato un gruppo di esploratori nel Parco del Pollino, tra Riserva Naturale Orientata di Bosco Magnano e il Torrente Peschiera a San Severino Lucano, Aliano, sulle tracce di Carlo Levi, e ancora nell’Oasi del Bosco Pantano di Policoro per finire il percorso a Matera. Gli abbiamo chiesto di scegliere una parola che descrivesse la sua esperienza. Così ci ha risposto: «La parola che meglio descrive la mia esperienza in Basilicata è: remota. Mi porto a casa un cammino in una zona remota del nostro paese e della nostra memoria. Un’area fatta di luoghi difficili da raggiungere e splendidi per la loro distanza dal mondo, ma anche di parole che risuonano dal nostro passato scolastico, quando abbiamo letto Cristo si è fermato ad Eboli. Ecco questo mi sembra essere la Basilicata: un luogo che, anche quando uno scrittore scrive un grande romanzo che la farà conoscere al mondo, nel titolo non viene nemmeno citata».

«Quando cammini impari a guardare per terra e vedi piante e fiori, radici di faggio secolari, animali e pietre, e con questa attenzione costante, il tuo baricentro puntato come un compasso, e cioè con i piedi ben poggiati per terra, poi è sorprendente quando all’improvviso, per incanto, lo spazio si apre davanti a te. Perché in quel momento stravedi, è una liberazione alzare lo sguardo. Quindi pietre e stelle è la sintesi di questo viaggio, due elementi legati, una connessione tra il micro e il macro che scopri bene e meglio quando sei un cammino».

Queste sono invece le parole di Antonio Pascale, scrittore protagonista del cammino Il cuore verso il cielo, compiuto al Parco del Pollino con l’astrofisico Amedeo Balbi. Passandosi il testimone hanno parlato di terra e di cielo, della nostra storia e di quella dell’universo. La parola scelta da Amedeo Balbi è proprio cammino, «perché non solo descrive l’esperienza al Parco, ma anche il cammino dell’universo dall’inizio a oggi, un cammino lungo quasi 14 miliardi di anni, che solo negli ultimi decenni abbiamo capito davvero e che ho provato a raccontare».

Provare a raccontare, questo è l’invito la Fondazione Circolo dei lettori raccoglie da questa collaborazione con ArtePollino e Matera 2019: perché il racconto prevede una pausa, un tempo, un impegno, e assomiglia al mettersi in cammino. Guardare il mondo e raccontarlo obbliga a fermarsi un attimo, come quando ci si mette in viaggio, per raccogliersi in se stessi, e formulare un pensiero che sia nostro.