Campagne contro il body shaming?

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Giustissimo, noi donne siamo stanche di essere valutate solo per il corpo.

Coraggiosa, Vanessa Incontrada. Brava!
Troppo facile, però, fare attivismo ora che cambia il vento.

Certa industria culturale, certe riviste patinate, certa moda, certe modelle hanno una grandissima responsabilità nell’aver ridotto le donne ad oggetto, nell’aver inculcato, soprattutto nelle giovanissime, uno stereotipo malato, fatto di consumismo e superficialità, che tanto male ha prodotto.
Mentre questa fiera delle vanità lucrava sulle donne da copertina, le donne in carne e ossa facevano i conti con depressione, bulimia, anoressia, anorgasmia, prodotte da questi modelli.
Mentre i media raccontavano le femme fatale, il silenzio avvolgeva le professioniste e le madri che, con difficoltà, si facevano largo in un mondo di uomini.

Ora sono diventate tutte femministe. Spogliavano le donne prima per vanità, ma ora lo fanno per “responsabilità sociale”.
E se evitassero di spogliarle e basta?

L’accettazione di se stesse e di un fisico che cambia con il cambiare dell’età e con le esperienze che ciascuna donna vive è un percorso lungo e faticoso; forse, le riviste e giornali patinati dovrebbero iniziare a raccontare questo, se davvero vogliono cambiare, migliorare e parlare del senso di essere una donna.

Sennò, il sospetto che, anche questa volta, sia tutto un business sul nostro corpo, mi sovviene.