Candace Robb – La taverna delle ombre – Casale M., Piemme, 2007, 320 p. (178)

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Questo libro è un thriller medioevale ambientato nella Scozia del XIII sec, che dosa sapientemente storia e misteri e che ha il suo fulcro in una giovane donna, Margaret, che – nell’aprile 1297 – parte per Edimburgo dal paesino di provincia in cui vive con la suocera in cerca del marito, Roger, sparito “nel nulla”.

Questo atto segue la morte violenta del cugino, Jack, anch’egli partito alla sua ricerca ma riportato a casa cadavere; atto che anziché quietarla, tranquillizzarla e convincerla a lasciar perdere la scabrosa faccenda la spinge, accompagnata dalla fedele serva Celia, ad agire, non volendo rassegnarsi ad una realtà nella quale ormai non ha più nulla da perdere. Unico, insignificante indizio a cui si aggrappa è una piccola pietra probabile contrappeso di un telaio, contrapposto all’avverso clima in suo sfavore per questa pericolosa impresa non solo da parte della suocera ma anche del fratello chierico, Andrew, e dello zio gestore di una taverna ad Edimburgo, Murdoch.

Non solo, colà giunta trova un clima ancora più ostile alle sue domande e ricerche, con molta omertà, altri delitti, apparenti misteri ed azioni senza logiche spiegazioni, come l’aver, per caso, incontrato il marito senza che questi si fermi a parlarle, ma anzi fuggendo da lei, e scoprendo così tante trame ed intrighi da far vacillare sia la sua ferma volontà sia le sue poche certezze acquisite.

La pioggia, il fango e la neve ed il freddo fanno da non gradito contorno e si aggiungono a complicare le cose. La donna arriverà a capire il tutto ma non a risolvere l’intera faccenda, scoprirà molte cose ma tante altre rimarranno “in sospeso”, quasi come se la Robb volesse suggerire al lettore di spiegare lui il garbuglio e cercarsi da solo spiegazioni e finale. Insomma, lasciando un po’ di amaro in bocca dopo aver tanto sollecitato la curiosità e “l’appetito” del fedele “amante dell’intrigo” con la sua capacità di intreccio ed il suo “dire e non dire”, “fare e non fare”, “lasciar capire e nascondere”.

Naturalmente il finale non ve lo sveliamo ma… leggete e capirete perché.

Nella nota storica finale – nel cui quadro generale si svolgono questi avvenimenti – di cui consigliamo l’indispensabile lettura per meglio capire, si parla di guerre d’indipendenza condotte da fazioni rivali guidate da nobili, del re Edoardo I d’Inghilterra chiamato a fare da giudice, di continui capovolgimenti di fronte e tradimenti, questi veri, coi quali si intrecciano quelli finti del romanzo.

Le vicende sono ben descritte, anche se non eccellentemente esposte, non molto approfonditi i vari personaggi, con un occhio più attento alla trama che ai sentimenti ed alle sensazioni. La componente umana – che è quella che generalmente più interessa e coinvolge – agisce coerentemente con i valori e le pecche di sempre, poggiando le proprie certezze spesso su superficiali o facili credenze, anziché approfondire i fatti che accadono i gli ideali che si stanno perseguendo. Pur in parte giustificato, tutto questo, dall’epoca particolare e dalla rigida organizzazione, anche ecclesiastica, spesso risultate determinanti in quel quotidiano, scozzese agire.

L’occupazione inglese, infine, non permette di svelare le reali intenzioni e volontà dei cittadini di Edimburgo che così sottomessi non sono loro stessi, risultando alla fin fine “incomprensibili” all’attento lettore che intende capire di più.

Franco Cortese Notizie in un click