Caporalato. Maxi operazione fra Basilicata e Calabria: 52 arresti e 14 aziende agricole sequestrate

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Maxi operazione contro il caporalato tra Cosenza e Matera. La Guardia di Finanza di Cosenza ha arrestato 52 persone. Quattordici sono state portate in carcere ed altre 38 sono finite ai domiciliari. Per altre otto persone è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Sono 14 le aziende agricole sequestrate: 12 si trovano in Basilicata e due Sequestrati anche 20 automezzi utilizzati per il trasporto dei braccianti agricoli, oltre 200 braccianti agricoli rinominati dai caporali “scimmie”, fatti dissetare con l’acqua dei canali di scolo. Sfruttati sui campi con turni di lavoro massacranti, lesi nella loro dignità, subendo violenze fisiche, senza dispositivi di sicurezza, per 80 centesimi a cassetta di agrumi, a fronte di guadagni illeciti degli indagati che le stesse Forze dell’Ordine hanno definito rilevanti in provincia di Cosenza.

L’operazione ha coinvolto oltre 300 finanzieri del Comando Provinciale di Cosenza, con l’ausilio di militari dei Reparti di Catanzaro e Crotone. L’ordinanza di applicazione di misura cautelare è stata emessa dal Gip di di Castrovillari, Luca Colitta, su richiesta del pm Flavio Serracchiani, a carico di 60 persone, indagate per associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (c.d. “caporalato”) ed al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

“Un’operazione fortemente significativa che conferma – se mai ce ne fosse il bisogno -, la giustezza della legge contro il caporalato approvata nel 2016 e l’urgenza della norma su regolarizzazione ed emersione del lavoro italiano e straniero approvata con il Decreto Rilancio. Per non parlare dei finti matrimoni per ottenere illecitamente permessi di soggiorno, con buona pace di chi finge di non sapere e non vedere”, così la Ministra Teresa Bellanova commenta l’operazione anticaporalato “Demetra” condotta all’alba di questa mattina dalla Guardia di Finanza, epicentro la Piana di Sibari, manifestando “plauso” per Forze dell’Ordine e Magistratura.

“Il Colonnello Nastasi, comandante provinciale della Gdf di Cosenza -, prosegue Bellanova, ha descritto contesti degradanti e fatiscenti, parlando di persone considerate alla stregua di oggetti di proprietà. Dinanzi a tutto questo, la norma su emersione e regolarizzazione voluta dal Governo si conferma come inderogabile. Soprattutto emerge con sempre più evidenza la necessità di una informazione corretta e puntuale rivolta a questi lavoratori e su cui devono sentirsi impegnati tutti: intera filiera istituzionale, associazioni di volontariato laiche e cattoliche attive nel welfare di prossimità, tutti coloro che si sentono moralmente e politicamente coinvolti in questo cambio di passo per la dignità, la giustizia sociale, la regolarità del lavoro e la concorrenza virtuosa tra le imprese. Solo svuotando la platea del lavoro sommerso e clandestino si toglie acqua ai caporali e alla concorrenza sleale tra imprese che avvelena e inquina i rapporti di filiera. Il caporalato, come si dimostra nuovamente oggi, è mafia, è criminalità. Lavoriamo tutti per sconfiggerlo definitivamente”.