#CARCERE: #INAUGURATA #SEZIONE DI #CUREINTENSIVE NELLA CASA CIRCONDARIALE DI #ROVIGO

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ASSESSORE ALLA SANITÀ, “VENETO GARANTISCE ASSISTENZA E CURE EFFICIENTI A TUTTI I DETENUTI”

Venezia – “La sezione di assistenza intensiva in medicina fisica e riabilitativa all’interno del carcere di Rovigo rappresenta una forte innovazione per il sistema della salute in carcere perché è un centro specialistico per la popolazione reclusa dei novi istituti penitenziari del Veneto, in grado di soddisfare pienamente i criteri di appropriatezza e di sicurezza clinica, nel rispetto degli standard presenti sul territorio e delle condizioni di sicurezza”.
E’ quanto ha sottolineato l’assessore regionale alla Sanità e al sociale inaugurando a Rovigo la nuova Sezione di Assistenza Intensiva specializzata in medicina fisica e riabilitativa ambulatoriale per patologie ortopediche. Il reparto, dotato di 6 stanze, 15 posti letto e fornito di moderne attrezzature e di una palestrina riabilitativa adatta anche per persone con disabilità motoria, sarà seguito da una equipe multiprofessionale di medici, fisioterapisti e infermieri.
La sezione di assistenza intensiva è a servizio dei bisogni di salute di cura dei circa 2300 detenuti dei nove penitenziari del territorio veneto e consentirà di evitare i disagi e i costi delle traduzioni delle persone recluse presso strutture ambulatoriali esterne al carcere, senza impegnare le liste di attesa nel territorio.
“A 10 anni di distanza dal passaggio delle competenze in tema di sanità dal Ministero di Giustizia al Servizio sanitario regionale – ha ricordato l’assessore – la Regione Veneto assicura assistenza sanitaria h24 ai detenuti dei nove Istituti Penitenziari del Veneto, attraverso ambulatori e reparti all’interno del carcere, oppure facendo ricorso alle strutture esterne della sanità ospedaliera nei casi di emergenza o di gravità complessa. In totale la popolazione assistita nel sistema penitenziario regionale raggiunge quasi le 6 mila persone, calcolando anche i nuovi ingressi”.
Portare salute dentro il carcere non è un compito semplice – ha ribadito la titolare delle politiche sociali e sanitarie della Regione – almeno il 30 per cento dei detenuti è portatore di gravi patologie croniche. In Veneto tutti gli istituti di pena sono dotati di infermeria, attrezzature radiologiche di telemedicina, ambulatori specialistici e odontoiatrici, dove è garantita la presenza di medici e di specialisti. A Verona e a Padova sono stati istituiti anche due reparti detentivi: quello scaligero è già funzionante, quello padovano è in via di attivazione. Il disagio psichico e le dipendenze patologiche purtroppo interessano una importante percentuale della popolazione detenuta, amplificate dalle condizioni di contesto. Nel carcere di Rovigo e al Montorio di Verona sono attivi, rispettivamente, una articolazione di salute mentale e un centro di osservazione psichiatrica a Verona. Al Due Palazzi di Padova opera anche una specifica struttura per detenuti alcoltossicodipendenti, che a breve sarà potenziata. La Regione assicura interventi sanitari e assistenziali anche agli autori di reato con disagio psichico affidati alle REMS e alle strutture intermedie della Regione Veneto.
All’interno del riparto del fondo sanitario nazionale, i trasferimenti al Veneto per la sanità penitenziaria valgono quasi 7 milioni di euro (6.911.288 la quota assegnata alla Regione nel 2018). Per l’attivazione e l’avvio della prima sezione di assistenza intensiva a Rovigo la Regione ha investito 255 mila euro, di cui 111 mila a copertura del costo annuale del personale sanitario in servizio e 61 mila euro per attrezzature, arredi e strumentazione medica.
“Grazie anche alla prima sezione di assistenza intensiva, il Veneto, che da pochi mesi coordina il gruppo interregionale per la Sanità Penitenziaria e rappresenta le Regioni al Tavolo tecnico interistituzionale – ha concluso l’assessore – offre un sistema ampio e articolato di assistenza alla popolazione detenuta nel proprio territorio, dimostrandosi capace di coniugare il rispetto del diritto alla salute con i criteri di appropriatezza delle cure e con le necessarie garanzie di sicurezza”.