Cartabellotta: “Non ci sono le condizioni epidemiologiche per riaprire le scuole”

0
52
cartabellotta
cartabellotta

«Dopo un mese di aumento costante del contagio questa settimana si registra una diminuzione dei nuovi casi del 5 per cento». Nino Cartabellotta, medico presidente della Fondazione Gimbe di Bologna che oggi festeggia 25 anni, evidenzia il rallentamento della terza ondata, «stabilizzatasi a un indice Rt di 1,2 e a una media di 260 accessi giornalieri in terapia intensiva», ma avverte che purtroppo «è ancora presto per cantar vittoria e parlare di riapertura della scuola».

Intanto abbiamo superato il picco della terza ondata?

«Sì, nel fine settimana, probabilmente venerdì, anche se il rallentamento nazionale non è omogeneo perché le regioni hanno introdotto in tempi diversi le attuali restrizioni.

Campania, Emilia Romagna, Friuli e Puglia hanno attualmente il numero maggiore di positivi».

Quanti morti dobbiamo aspettarci?

«Al momento i decessi sono stabili: 2.327 questa settimana contro i 2.522 della precedente, solo ieri 460, ma dobbiamo temerne una crescita perché gli ospedali sono ancora molto pieni: 28.438 ricoverati nei reparti e 3.588 in terapia intensiva. Numeri che continuano a salire, anche se più lentamente. Purtroppo in dieci regioni la soglia di occupazione dei reparti è sopra il 40 per cento per il Covid, il che significa rinunciare ad altre funzioni».

Chi sono queste persone?

«Non solo anziani. La terza ondata ha coinvolto più giovani e questo potrebbe portare a una letalità più bassa, anche se siamo vicini al picco di 3.848 posti occupati in terapia intensiva della seconda ondata».

Dopo Pasqua sarà possibile riaprire la scuola?

«Sarebbe bello, ma la coperta è corta e manca un piano strategico. Non ci sono le condizioni epidemiologiche per riaprire scuole, negozi e locali. Difficilmente prima dell’ estate avremo vaccinato anziani e soggetti fragili, anche perché si è data priorità a categorie casuali, per cui bisognerà mantenere ancora a lungo misure restrittive. Se si deciderà di allentare bisognerà avere la consapevolezza che o decolla davvero la vaccinazione o vanno aumentati i posti in ospedale, altrimenti significherà accettare più ricoveri e più decessi».

Non sarebbe un allungamento del problema oltre che un favore alle varianti?

«Purtroppo sì, almeno fino a quando non avremo coperto i soggetti fragili. Non a caso il ministro Speranza ha detto che il sistema dei colori rimarrà anche quest’ estate. E’ evidente che il virus continuerà a circolare, anche se la vita all’ aperto nei prossimi mesi consentirà un po’ di libertà».

La vaccinazione non decolla?

«Solo il 4,4 per cento di italiani ha avuto due dosi, circa 2,6 milioni di persone, con differenze regionali importanti. Degli over 80 ne sono stati vaccinati il 20 per cento con due dosi e il 27 con una. Il dato positivo è che per fortuna AstraZeneca, nonostante il blocco e le polemiche, sembra essere molto richiesto».

A cosa sono dovuti i ritardi?

«Alla scarsità di rifornimenti, a una campagna partita realmente a metà febbraio e alla disorganizzazione di molte regioni, che hanno vaccinato persone a caso, comprese le 900mila che nei documenti ministeriali sono indicate con la non meglio precisata categoria “altro”».

Esiste un caso Lombardia?

«Sì, una serie di problemi organizzativi legati all’ indebolimento territoriale accumulato negli anni ha rallentano la regione, che è sotto la media nazionale per la prima dose di vaccino, per la seconda e per gli over 80».

Cosa festeggiate oggi?

«Ricordiamo 25 anni di lavoro no profit per il servizio sanitario. La Fondazione Gimbe, che sta per Gruppo italiano medicina basata sulle evidenze, è nata nel 1996 sull’ esempio di centri di ricerca canadesi e inglesi per sensibilizzare, proporre scelte di salute a partire dai dati e supportare i giovani studiosi».