Caso Gregoretti, Luigi Di Maio difende Salvini: i verbali scagionano Matteo

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Luigi Di Maio non ha lasciato solo Matteo Salvini. E anzi, ha ammesso di averne condiviso le politiche migratorie anche nel caso della nave Gregoretti. Lo ha fatto nel corso dell’udienza preliminare a Catania dello scorso 19 febbraio e anche Luciana Lamorgese, che al leader leghista è succeduta nella gestione del Viminale, ha fatto riferimento ad una linea di continuità tra i governo Conte 1e Conte 2. Ha detto Di Maio: “Non si poteva accettare l’idea che l’Italia si dovesse far carico di tutti i migranti che sbarcavano sulle coste europee”.

Il Tempo ha avuto modo di leggere i verbali dell’udienza – non pubblici – in cui sono stati chiamati come testimoni dal giudice Nunzio Sarpietro, i ministri dell’Interno e degli Esteri. E riesce sempre più difficile comprendere come si possa arrivare a imbastire un processo per quella che fu una chiara scelta politica: prima di far sbarcare chiunque, bisognava ottenere l’impegno dell’Europa alla redistribuzione dei clandestini e in quali Paesi.

Che si trova anche nelle parole pronunciate in udienza dalla stessa Lamorgese. Da settembre 2019 al governo, ammette la titolare del Viminale: “Gli sbarchi effettuati hanno effettivamente seguito questa linea, nel senso di chiedere alla commissione europea la redistribuzione dei migranti”. Poi, si concedeva il Pos, il permesso per sbarcare in un determinato “porto sicuro”.

Salvini è sotto processo per aver bloccato per pochi giorni i clandestini a bordo della Gregoretti. Il giudice Sarpietro chiede conto alla Lamorgese di un caso capitato sotto la sua gestione, dal 18 al 30 ottobre 2019, quello della Ong Ocean Viking. Undici giorni, non tre o quattro. Impiegati dalla ministra per parlare con norvegesi e maltesi prima di far approdare i passeggeri dalla nave.