CASO LOTTI, FRATOIANNI: GIUDIZIO NON SPETTA SOLO A MAGISTRATURA

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“Il giudizio sul caso di Luca Lotti che incontrava i magistrati per discutere di nomine e di collocazioni
dei magistrati nelle diverse procure, non spetta alla magistratura e agli organi inquirenti. E chi pensa di poter
derubricare il tutto solo attraverso la lente del ‘reato’, si sbaglia di grosso e non coglie la portata della gravita’ della
situazione”.
Lo afferma Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana.
“Lo stesso protagonista della vicenda, nelle sue dichiarazioni con cui si autosospende dal Partito Democratico- prosegue l’esponente della sinistra- insiste nel ribadire la sua innocenza giuridica rispetto ai fatti.
E la medesima linea di comunicazione
e di pensiero stanno esprimendo molti suoi colleghi di partito, in un tentativo bislacco di una difesa d’ufficio che non ha nulla di serio. E anzi, al contrario, io credo che quelle difese, quel
ribadire che Lotti non abbia commesso nessun reato, non fa altro
che aggravare il quadro politico della situazione.
Il richiamo al garantismo diventa cosi’ la furbata pelosa di un pezzo di ceto
politico, piuttosto che il valore alto e fondamentale, garantito
dalla Costituzione a tutte le persone che si trovano temporaneamente sottoposte a un giudizio da parte della magistratura e degli inquirenti”.
“In questa vicenda, pertanto, il giudizio e’ tutto politico e la politica e’ obbligata a prendere posizione: a che titolo un
deputato della Repubblica, ex ministro, uomo di potere, intrattiene rapporti con magistrati, per stabilire gli equilibri
in seno al Consiglio Superiore della Magistratura? A che titolo
la politica si interessa delle nomine all’interno delle procure
italiane? E’ normale che la politica intervenga in maniera cosi’
pesante e scomposta su un potere che dovrebbe essere autonomo e
separato da quello legislativo? E’ normale che un politico, gia’
indagato da una Procura dello Stato, intervenga per influenzare e
stabilire sostituzioni e nomine in quella stessa Procura? E’ lecito anche soltanto incontrarsi per “esprimere opinioni” in un contesto di quel tipo, nottetempo, come se si trattasse di una scampagnata o di una cena fra amici? La risposta a tutte queste
domande e’ no. Nella maniera piu’ assoluta”.
“Ora servono parole e atti netti perche’ questa e’ una
faccenda che chiama in causa la credibilita’ delle nostre istituzioni, perche’ entra nel cuore pulsante del rapporto di fiducia fra Stato e cittadini, e cioe’ l’organizzazione della
giustizia. Ogni silenzio, ogni difesa d’ufficio, ogni professione
di presunto garantismo non fa altro che alimentare la sfiducia e
terremotare i fragili equilibri del nostro Paese.
Lo dico in particolar modo agli esponenti del Pd e al suo segretario.
Perche’ se in questa vicenda esiste una ragione di Stato, la si trova proprio nella difesa delle autonomie e dell’indipendenza dei poteri definite dal dettato costituzionale. E di fronte a
questa- conclude Fratoianni- non c’e’ ragione di partito che
tenga”.