CASO REGGIO-EMILIA. SERVE UNA RIFORMA E MAGGIORI CONTROLLI SUL SISTEMA DI CUSTODIA DEI MINORI

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La tutela dei minori è tra i temi che più mi hanno impegnato in questi 4 anni da consigliera regionale.
Durante queste dure battaglie e parziali successi (come l’approvazione del nuovo regolamento regionale) ho trovato insospettabili alleati e viscidi ostruzionismi da ogni parte politica e dell’amministrazione pubblica.

L’inchiesta giudiziaria “Angeli e Demoni” di Reggio Emilia ha ora nuovamente sollevato l’attenzione su tale problematica, troppo spesso ignorata. Secondo quanto riportato dalla stampa, sarebbero stati allontanati minori d’urgenza dalle loro famiglie al fine di sottoporli ad un circuito di cure private a pagamento della onlus per somme ingentissime.

Lo sdegno sollevato dall’indagine non serve se non si neutralizzano le cause di tali fenomeni patologici, che ritengo trovino terreno fertile nella confusione normativa, burocrazia lenta e scarsità di controlli. Soprattutto le ingenti somme di denaro che ruotano intorno alla gestione dei minori possono rappresentare un pericoloso incentivo e un potenziale mezzo di influenza indebita verso il potere politico e amministrativo.

L’allontanamento dei minori dalle famiglie dovrebbe essere l’extrema ratio per brevi periodi, non un “parcheggio a tempo indefinito”.

Qualche mese fa si è rivolta a me una madre disperata a cui sarebbe stata tolta la figlia per colpe non sue e non le sarebbe stata restituita soltanto a causa di lungaggini burocratiche. Ho segnalato il caso a chi di dovere e la situazione dovrebbe essersi risolta. Ma quanti casi così ancora esistono?
Ho depositato una interrogazione sui numeri degli affidi di minori alla Regione, che però mi ha informato di non avere questi dati e che sarebbe complicato ottenerli.
Una conferma implicita del caos burocratico.

Credo serva immediatamente una riforma normativa, potenziamento degli uffici e dei tribunali minorili, maggiori controlli sulle strutture e sui funzionari, sanzioni più dure in caso di violazioni e conflitti d’interesse.

Ciò tutelerebbe in primis i tanti funzionari, famiglie e associazioni oneste che svolgono con coraggio tale compito delicato. Queste persone non meritano di essere infangate da chi considera la gestione dei minori un business.