Cassa Depositi e Prestiti: cos’è, a cosa serve, come funziona

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Cassa Depositi e Prestiti, quando è nata

La Cassa Depositi e Prestiti è più antica dell’Unità d’Italia, in quanto ognuno degli stati pre-unitari aveva una propria Cassa di Risparmio che raccoglieva il risparmio postale. Tutte queste casse di risparmio postale furono fuse con quella piemontese, chiamata Cassa Piemontese, dopo l’unità, e tutt’ora la data di nascita ufficiale dell’ente, viene identificata con quella della Cassa Piemontese, fondata nel 1850. Quest’anno quindi, la Cassa Depositi e Prestiti soffia sulla cifra tonda di 170 candeline. All’epoca le Poste erano di fatto l’unica banca a cui avevano accesso gli strati più poveri della popolazione, ed in quanto tale, prima con i libretti di risparmio, introdotti nel 1875, ed in seguito con i Buoni Fruttiferi Postali, introdotti nel 1924, raccoglievano masse enormi di denaro. I fondi raccolti venivano impiegati principalmente per finanziare la costruzione delle infrastrutture che hanno modernizzato l’Italia dall’unificazione in avanti. Dal punto di vista formale, la CDP è stata una banca di proprietà pubblica dalla sua nascita fino al 1898, anno in cui è stata trasformata in una Direzione Generale del Ministero del Tesoro.
L’intervento nell’economia durante il fascismo

Durante il Fascismo la Cassa Depositi e Prestiti partecipò alla nascita dell’IMI (Istituto Mobiliare Italiano) e dell’IRI (Istituto di Ricostruzione Industriale). I due enti segnarono il massiccio intervento dello stato italiano nell’economia “privata”, intervento che è sopravvissuto alla guerra e si è accresciuto sempre più fino agli anni ’90. L’IMI nacque con lo scopo di finanziare l’industria, in seguito alle crisi bancarie che colpirono le maggiori banche italiane negli anni ’20. L’IRI era nelle intenzioni un ente temporaneo che avrebbe dovuto risolvere le maggiori crisi industriali, attraverso il salvataggio, o la liquidazione, delle aziende in difficoltà. La Cassa Depositi e Prestiti sottoscrisse il Capitale Iniziale di entrambi gli enti.
Dalla fine della guerra alla Riforma del 1983

La Cassa Depositi e Prestiti ha continuato a fungere da finanziatrice delle opere infrastrutturali in tutto il dopoguerra, in cui l’Italia si è dotata di reti stradali, ferroviarie e di telecomunicazioni moderne, che hanno permesso il grande sviluppo economico avuto negli anni ’50 e ’60. Con la legge 197 del 13 Maggio 1983, la Cassa Depositi e Prestiti viene scorporata dal Ministero del Tesoro e torna ad essere un ente a se stante: il suo capitale iniziale (definito “dotazione” nella legge), pari a 100 Miliardi di lire, è derivante dalle riserve stesse della CDP ed è destinato ad essere incrementato nel tempo attraverso gli utili di gestione.
Cassa Depositi e Prestiti
La trasformazione nell’attuale forma societaria

Tra il 1999 ed il 2003, la Cassa Depositi e prestiti è stata definitivamente plasmata nell’attuale schema operativo. Nel 1999 il Ministero del Tesoro ha autorizzato la CDP sia a raccogliere depositi da parte delle pubbliche amministrazioni, sia ad emettere obbligazioni destinate ad investitori istituzionali e singoli risparmiatori. Nel 2003 la Cassa Depositi e Prestiti diventa una società per azioni, tutt’ora controllata all’83% dal Ministero dell’Economia. Il restante 16% circa è frammentato tra un gran numero di fondazioni bancarie.
La trasformazione dell’attività negli anni della crisi

Come abbiamo visto la Cassa Depositi e Prestiti è stata per gran parte della sua lunga storia una banca (indipendentemente dalle forme giuridiche che si sono succedute) che raccoglieva il denaro del risparmio postale (buoni postali e libretti di risparmio, principalmente) e lo prestava alle pubbliche amministrazioni per la costruzione di grandi infrastrutture, e per le opere di ricostruzione successiva ad eventi bellici e calamità naturali.

Negli ultimi anni, principalmente dopo la crisi del 2008, la Cassa Depositi e Prestiti ha incominciato ad incorporare quote di partecipazione e controllo di grandi aziende, sia pubbliche che private, allo scopo di sostenerle in situazione di crisi. Ad una attività relativamente sicura, come i prestiti alle pubbliche amministrazioni, si è affiancata quindi un’attività ad alto rischio, non solo per i rischi connessi al salvataggio di società in crisi, ma anche per le implicazioni politiche legate al salvataggio di imprese di grandi dimensioni. Nei prossimi articoli andremo ad analizzare la galassia di attività e partecipazioni su cui attualmente opera la CDP.