Cavallette e numeri primi

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Tempo fa, in un mio articolo, avevo dichiarato che le piante conoscono la matematica, e in particolare i numeri di Fibonacci. Ma anche gli animali conoscono la matematica? Direi di sì… se la conoscono perfino le piante. Vediamo di dimostrarlo. Negli ultimi giorni ci sono state alcune notizie dalla Sardegna che parlavano di invasioni di cavallette, con ripercussioni disastrose sull’agricoltura. Riporto testualmente: “Milioni di cavallette stanno devastando le campagne del Nuorese. Non è comunque un fenomeno che stupisce gli esperti: «gli animali hanno i loro ritmi di attività e la stagione si sta risvegliando dopo un maggio freddo», osserva Pierfilippo Cerretti, docente di Zoologia sistematica dell’Università Sapienza di Roma”. Leggo anche che “In Sardegna le cavallette hanno invaso le zone di Ottana, Iscras e Bolotana e in particolar modo Orani: località purtroppo non nuove a questa invasione, che 16 anni fa le aveva attraversate, distruggendo completamente colture di foraggio, cereali e ortaggi”. Ok, può capitare che delle uova restino per tanti anni in qualche nido e solo condizioni climatiche particolari le facciano schiudere, con i danni di cui abbiamo già parlato.
Però succede anche un altro evento: negli Stati Uniti la magicicada septendecim è un insetto con una particolarità che forse si può immaginare già leggendo con attenzione il suo nome latino: “septendecim” significa diciassette e questo animale sempre ogni diciassette anni appare e provoca danni analoghi a quelli occorsi in Sardegna. Già è difficile da comprendere come mai queste cicale in tutti gli Stati Uniti rinascano nello stesso momento dopo diciassette anni, ma non è finita qui. Esiste anche la magicicada tredecim che rispunta, provate ad indovinarlo… esattamente ogni tredici anni. E’ proprio così: le due specie, ognuna per conto suo, producono uova, che si apriranno in interi Continenti nello stesso momento, cioè dopo tredici oppure dopo diciassette anni. Solo così i figli di questi animali avranno poca probabilità di dover condividere l’ambiente con le altre cicale, quindi troveranno più cibo a propria disposizione. Ecco un altro esempio che la matematica, in questo caso la conoscenza dei numeri primi, salva la vita. Alle cicale. Non agli agricoltori.

Giorgio Dendi