C’è qualcosa che non torna

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Salvini europeista. Il Movimento con Berlusconi. Traditori con traditi come se nulla fosse. Storie personali e politiche rimosse nel giro di poche ore. Tutti a slinguazzare i piedi del nuovo messia. Tutti a consegnargli una lista della spesa incompatibile con quella degli altri ma poi dispensare ottimismo ai quattro venti. Noi comuni mortali lo scopriremo solo strada facendo se si tratta di una messa in scena oppure di una mandragata. Un’operazione cioè finalizzata a consentire al Movimento e al Pd di restare al potere. Del resto le forze politiche non hanno smesso di schifarsi e tradirsi a vicenda nemmeno in piena pandemia e cioè un anno fa, figuriamoci che spirito di unità hanno oggi che si tratta giusto di temporeggiare fino al vaccino e uscire dal tunnel. Zero. La pandemia non c’entra una mazza con questo pandemonio politico. C’entra invece la cara e vecchia lotta per il potere. Dato che in parlamento non saltavano fuori i voti per Conte, si è passati a Draghi. Punto. Un’operazione che sta riuscendo. Con Conte non si trovava neanche mezzo voltagabbana, con Draghi cambiano casacca partiti interi. Si andrebbe quindi verso una nuova maggioranza con l’entrata di Berlusconi, Renzi e derivati che permetteranno a Movimento e Pd di restare al potere anche se ridimensionati dal nuovo messia. La Lega ha sentito puzza di bruciato, per questo minaccia di starci. E va capita. Se davvero quello Draghi è un governo di unità nazionale dovuto all’emergenza, allora non si capisce perché il Pd non dovrebbe accettare di allearsi con Salvini. Se il Pd fa i capricci vuol dire che la mandragata mirava a tutt’altro e cioè allargare la maggioranza preesistente facendo ingoiare Berlusconi al Movimento. Un incubo che aleggiava da tempo. In attesa del secondo giro di pellegrinaggi e del discorso della montagna, a noi comuni mortali non resta che scrutare i presagi. Zingaretti dava serenamente tutto per fatto fin dal primo istante. La stampa delle lobby elogia il “politico” Di Maio e allarga le braccia all’apparizione dell’Elevato in quel di Roma. Dalla guida collegiale a Sua Insindacabile Santità grillina in persona. Tutti con gli occhi rivolti verso il cielo nella speranza che quella dell’Elevato sia una delle sue visioni talmente illuminate da sfuggire a noi comuni mortali e non invece una solenne stronzata. Molti ipotizzavano un appoggio esterno del Movimento. In modo da indirizzare cioè i brandelli di questa legislatura maledetta fino alle urne. In modo da non offrirsi ai propri carnefici e salvare briciole di reputazione. Ma al momento pare che l’Elevato sia intenzionato a costituire un ministero della transizione ecologica col partito del cemento armato e che voglia rilanciare il futuro dei giovani coi matusalemmi che glielo fottono da decenni. Per carità, mai porre limiti alla Provvidenza ma le malelingue già temono una prossima scampagnata in quel di Arcore anche perché c’è in ballo l’elezione del presidente della repubblica e il Cavaliere sembrerebbe gradire. Scenari danteschi ma del resto le vie della politica italiana sono davvero infinite. Soprattutto da un paio d’anni a questa parte. E poi con Lega e Pd è andata così. Prima un gran mal di pancia, poi i fedeli pentastellati hanno ingurgitato ossequiosi. O meglio, lo ha fatto solo meno della metà secondo i sondaggi. Vedremo se il miracolo si ripeterà oppure se stavolta l’Elevato l’avrà fatta grossa e pure fuori dal vaso. La triste sensazione è che quella dell’Elevato non sia eccesso di spavalderia, ma paura. Paura che questa sia l’ultima occasione del Movimento di contare qualcosa. Paura che il 4 marzo sia stato uno tsunami irripetibile e che il futuro del Movimento sia da marginale stampella altrui. Paura di avere politicamente perso al punto da raschiare il fondo del barile con raccapriccianti sacrilegi. Quanto a noi comuni mortali non resta che attendere le mosse del nuovo messia. Solo strada facendo capiremo se si tratta solo di una messa in scena oppure di una gran mandragata.
Tommaso Merlo