C’è una questione di cui sono profondamente convinta

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I giovani si avvicineranno di più alla Politica quando sapranno di poter realmente incidere nella Politica.
E dunque nella Cosa Pubblica, nelle scelte per il futuro che proprio loro più di ogni altro vivranno in prima persona, che modelleranno e consegneranno alle generazioni successive. Ne ho parlato anche recentemente, in una diretta Instagram, proprio con uno di questi ragazzi.
Quest’anno, non mi stancherò mai di raccontarlo, ho avuto conferma, vedendolo con i miei occhi, di migliaia di giovani e giovanissimi che si sono spesi per la comunità. Che si sono messi al servizio del prossimo perché hanno visto, in una crisi globale, che la loro azione poteva incidere concretamente. Poteva fare la differenza nella vita delle persone.
Solo due anni fa, quegli stessi giovani, invadevano le strade e le piazze di tutto il mondo chiedendo alla Politica, alle aziende, a quelli che vengono considerati “decisori”, un mondo più pulito, la tutela dell’ambiente, una nuova economia verde, una seria e definitiva transizione energetica.
Ora, la mia domanda è, per quale motivo non possono essere anche loro i “decisori”?
Oggi la stragrande maggioranza dei sedicenni è nel pieno della sua formazione. Passa gran parte delle sue giornate sui libri, ha nella scuola il suo ambiente naturale e negli insegnanti il suo punto di riferimento. È ricco di stimoli, di domande, ma anche di risposte e di riflessioni che rappresentano una ricchezza collettiva.
E ciò dà anche la misura di quanto tutto questo possa mancare con l’adozione della Didattica a Distanza.
I sedicenni sono già protagonisti di un mondo che cambia, e la velocità di questo cambiamento porta in loro una consapevolezza che molti adulti a volte ignorano.
Io penso che uno dei principali ostacoli allo sviluppo sia lo scontro generazionale. Se è vero che la velocità del cambiamento che abbiamo visto negli ultimi quarant’anni ha contribuito, volenti o nolenti, a creare distanze, materiali e culturali, è altrettanto vero che queste distanze si possono ridurre partendo dal più semplice e antico dei modi: con il confronto.
Ecco perché penso – come sosteniamo da diversi anni – che i sedicenni, oggi, possano avere il diritto di votare e di scegliere chi possa rappresentarli. Ma anche di provare loro stessi a rappresentare quelle istanze, ed è per questo che vorrei anche venisse abbassata l’età per entrare in Parlamento. Attualmente una delle più alte in Europa. Per dare una misura, solo in Italia, Cipro, Grecia e Lituania l’età minima per essere eletti alla Camera è di 25 anni. In tutti gli altri Paesi è più bassa. In Svezia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania e Paesi Bassi, ad esempio, si può essere eletti a 18 anni.
Concludo. Diamo spazio ai più giovani nell’esercizio della Democrazia. Diamo loro potere di rappresentanza. Diamo loro un posto ai tavoli delle decisioni e facciamo in modo che le loro scelte possano incidere davvero sul loro futuro.

Sono certa che sarà un passo avanti per il Paese.