Censis-Confcoop, a rischio 830 mila posti

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Sono a rischio disoccupazione 830.000 lavoratori che hanno in media un reddito mensile di circa 900 euro. A metterlo in evidenza è la ricerca di Censis- Confcooperative ‘Covid da acrobati della povertà a nuovi poveri’.

Sul piano delle tipologie di lavoratori, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio – spiega lo studio – ha dimostrato come il rischio di disoccupazione possa colpire più duramente proprio fra i lavoratori dipendenti a basso reddito. In questa ‘zona rossa’ ricadrebbero: 138 mila lavoratori temporanei con contratto a termine in scadenza fra marzo e ottobre e con un reddito imponibile mensile di 962 euro; 264 mila dipendenti in società di capitali a rischio in un settore a rischio e con un reddito mensile di 1.099 euro; 426mila dipendenti di ditte individuali in settori a rischio e con un reddito di 831 euro.

E secondo la ricerca i cosiddetti working poor e i lavoratori irregolari in Italia rappresentano una doppia debolezza del nostro mercato del lavoro che rischia di esplodere perché la lockdown economy ha rischiato di incenerire il lavoro per 2,9 milioni di working poor e 3,3 milioni di irregolari.

Il fenomeno dei working poor riguarda i lavoratori che, nonostante siano occupati, non riescono con la retribuzione percepita ad assicurarsi una condizione dignitosa. Se si considera la soglia retributiva di 9 euro all’ora (presa come riferimento per il salario minimo legale) la platea di lavoratori che si colloca al di sotto comprende 2,9 milioni di individui, il 12,2% del totale degli occupati. Oltre la metà, il 53,3%, è costituito da uomini, mentre il 47,4% (un milione e 395mila lavoratori) ha un’età compresa fra i 30 e i 49 anni. Fra le figure professionali prevale quella operaia (79%).

Le dimensioni del lavoro irregolare conta più di 3,3 milioni gli occupati che prestano la propria opera in maniera irregolare. Di questi, 2,56 milioni sono nelle attività dei Servizi, mentre quasi 1 milione è riconducibile al personale domestico. Oltre mezzo milione di lavoratori irregolari presta la propria attività all’interno del comparto Industria e poco meno di 220 mila nel settore agricolo. Complessivamente il 74,1% svolge un’attività alle dipendenze, il restante 25,9% svolge la propria attività in forma autonoma.