Cgia: “Siamo ‘controllati’ da 161 banche”

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In linea puramente teorica è come se il nostro Fisco avesse 161 schede su ognuno di noi dove sono fedelmente riportati la nostra capacità reddituale, i consumi e il livello di ricchezza

Lo afferma la Cgia, che spiega come le informazioni sui contribuenti non manchino. Quotidianamente, infatti, l’Amministrazione finanziaria riceve miliardi di dati che, però, solo in piccola parte riesce a “utilizzare”, in particolar modo, per contrastare l’evasione.
Oppressione fiscale in Italia non ha eguali in Europa

“Possiamo affermare che viviamo in uno Stato di polizia fiscale? Assolutamente no – prosegue la Cgia – ci mancherebbe altro. Ma chi è ‘targato’ soffre di una oppressione fiscale che non ha eguali nel resto d’Europa; mentre chi ‘sguazza’ nell’economia sommersa ha pochissime possibilità di essere sanzionato”. “E’ vero che a breve queste banche dati dovrebbero cominciare a dialogare fra loro, ossia a essere inter-operabili. Tuttavia, se ogni anno il popolo degli evasori sottrae al fisco quasi 110 miliardi di euro e i nostri 007 riuscivano a recuperarne, nel periodo pre Covid, tra i 18 e i 20, vuol dire che, potenzialmente, sappiamo vita, morte e miracoli su chi è conosciuto al Fisco, mentre brancoliamo nel buio nei confronti di chi non lo è, con il risultato che l’evasione prospera, penalizzando oltremisura chi le tasse le paga fino all’ultimo centesimo”, osserva l’organizzazione.

Ciò che rimane fuori dal controllo è il sommerso

“Scherzando, ovviamente, crediamo che nemmeno la Stasi (la polizia politica presente nella ex Ddr) avesse la capacità di controllare ogni aspetto della vita dei tedeschi dell’Est, così come è potenzialmente in grado di fare la nostra Amministrazione finanziaria con tutti noi. Nulla scappa al radar del nostro sistema tributario. Tutto è tracciato, a meno che l’operazione non avvenga al di fuori dei circuiti legali. Allora, non c’è banca dati che tenga: l’evasore ha ottime possibilità di rimanere impunito”.

Meno tasse e abolizione del sistema saldo/acconto “Se la presenza di un gran numero di dati integrati fra loro è una condizione necessaria, ma non sufficiente, per porre il Fisco veramente al servizio del cittadino-contribuente, è altrettanto indispensabile attivarsi almeno su 2 altri fronti: ridurre il carico fiscale, magari azzerandolo per l’anno in corso a tutte le piccolissime attività; semplificare il sistema fiscale, in particolar modo per le nostre Pmi.

In occasione della prossima riforma fiscale, l’Ufficio studi della Cgia auspica, ad esempio, che si proceda eliminando l’attuale sistema degli acconti e dei saldi, consentendo alle aziende di pagare le tasse solo su quanto hanno effettivamente incassato. Un’operazione trasparenza che consentirebbe di passare da un sistema di prelievo sugli incassi presunti a uno sugli incassi effettivi, eliminando non solo il sistema del saldo e acconto, ma pure la formazione di crediti fiscali e la conseguente attesa, da parte delle aziende, dei rimborsi fiscali che spesso arrivano con ritardi ingiustificabili.