Cgil e Flai: contro caporalato far funzionare le “liste di prenotazone”

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“Se davvero si vuole agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro attraverso un sistema di collocamento efficiente e trasparente, aggirando il potere dei caporali e tenendo conto delle richieste della produzione agricola, gli strumenti ci sono, vanno solo fatti funzionare. E ci sono perché previsti dalla legge 199, che pure continua a essere messa sotto attacco strumentalmente da chi preferisce forse continuare ad alimentare un sistema illegale e non applicare i contratti”. Pino Gesmundo, segretario generale della Cgil Puglia, e Antonio Gagliardi, segretario generale della Flai Cgil regionale, tornano a sollecitare azioni concrete da parte degli enti e della rappresentanza del mondo imprenditoriale, “perché un’altra grande stagione dei raccolti è cominciata e assistiamo alle solite dinamiche di sfruttamento, i piccoli e grandi ghetti sono sempre lì, addirittura azioni violente come accaduto a Foggia nei confronti di lavoratori, atti inaccettabili e per i quali chiediamo alle forze dell’ordine di vigilare attentamente”. Una novità c’è che permetterebbe oggi di rilanciare con più forza le cosiddette “liste di prenotazione” da dove attingere manodopera. “Oltre che a Foggia si sono insediate le sezioni territoriali delle Rete del lavoro agricolo di qualità anche a Brindisi e Lecce – spiega Gagliardi -. E’ quello il momento di incontro tra sindacati, enti, imprese, per elaborare strategie e costruire percorsi condivisi. Va fatto assieme alla Regione Puglia, che ha previsto nei centri per l’impiego appositi uffici, potenziati nel periodo estivo, per ricevere le candidature dei lavoratori. Una punta avanzata e innovativa di gestione del mercato del lavoro quella delle liste di prenotazione, che solo la nostra regione può vantare fin dal 2011, ma che ora però va fatta funzionare davvero. Il sindacato c’è e vuole fare la sua parte, ma tocca alle istituzioni e alle imprese dare un segnale forte di vera inversione di rotta per il settore primario pugliese”. “Non servono azioni spot su nessun versante, nelle rivendicazioni sindacali – commenta Gesmundo – come sull’ambito dell’ordine pubblico. I ghetti non sono più tollerabili con le migliaia di persone che ospitano in condizioni emergenziali, ma prima di procedere a sgomberi che alimentano tensioni e di fatto sono inutili, perché identiche baraccopoli rinascerebbero più a nord o più a sud nell’arco di poche settimane, vanno costruite anche qui valide alternative di accoglienza. Per quest’anno la Regione è in ritardo, perché in Capitanata il promesso campo di Casa Sankara potrebbe essere pronto solo a fine settembre. Così come nulla è stato fatto per i trasporti: l’ente regionale ha stanziato 250mila euro, ma per esempio ai tavoli della Rete del lavoro agricolo dovrebbe competere, sulla base delle esigenze manifestate dalle imprese, costruire percorsi e quindi bassare ai bandi. Quando hanno provato a farlo a Foggia lo scorso anno sono arrivate manifestazioni di interesse da solo due aziende”. Se davvero il mondo agricolo non vuole essere tacciato di connivenza con questo sistema di neo schiavitù “si dimostri più collaborativo – concludono Gesmuno e Gagliardi. Si smetta soltanto di attaccare la legge 199, che funziona anche a dire dei magistrati e che non colpisce certo chi rispetta le norme e i contratti. Noi con le associazioni produttive che ci stanno, con le imprese che vogliono spezzare questo sistema che danneggia chi opera nella legalità, siamo disposti a collaborare, a costruire percorsi che vanno oltre e guardano a come valorizzare le nostre eccellenze, a come competere sulla qualità delle produzioni, ragionare di filiere, di trasformazione e commercializzazione, lì dove c’è il grosso del valore aggiunto. Il tutto per aumentare la ricchezza del settore e assieme un lavoro rispettoso dei contratti per migliaia di uomini e donne in questa regione”.