Champions League: Juventus-Porto 3-2, bianconeri eliminati agli ottavi

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La Juventus batte 3-2 ai tempi supplementari il Porto ma non riesce a rimontare l’1-2 dell’andata e viene eliminata come nella passata stagione agli ottavi di Champions League. Nel primo tempo meglio i portoghesi, che passano con il rigore di Sergio Oliveira (19′). A inizio ripresa Chiesa pareggia (49′) e gli ospiti rimangono in 10 per l’espulsione di Taremi. L’esterno fa 2-1 al 63′, poi all’overtime Sergio Oliveira (115′) e Rabiot (117′).

LA PARTITA
Una vittoria che più amara non potrebbe essere, perché alla fine negli annali ci si ricorderà del flop europeo della Juve di Pirlo, brava a rimontare con uno straordinario Chiesa, ma alla fine incapace di affondare il colpo vincente con i portoghesi in 10 per un’ora. Ora, come è giusto che sia via ai processi, ma alla fine la sensazione è che ai quarti sia passata la squadra che tra oggi e l’andata ha meritato di più. Perché questa Juve, salvata da Chiesa a Oporto, anche stasera ha regalato un tempo ai portoghesi, scendendo in campo per l’ennesina volta con l’atteggiamento sbagliato. Poi l’azzurro ha fatto il Cristiano Ronaldo con una splendida doppietta e i lusitani hanno rischiato l’harahiri con l’ingenua espulsione di Taremi che, appena ammonito 2′ prima, ha calciato un pallone a gioco fermo. Kuipers ha applicato alla lettera il regolamento e cacciato l’attaccante iraniano, che a fine partita pagherà a tutti la cena.

Sia Pirlo che Bonucci in conferenza stampa avevano predicato calma, consiglio che i bianconeri prendono un po’ troppo alla lettera. Perché dopo una clamorosa occasione per Morata al 3′ (colpo di testa tutto solo che sbatte contro Marchesin), sono i padroni di casa a fare la partita. Taremi prende prima una traversa di testa (6′), poi si procura con mestiere (fallo di Demiral che gli tocca il piede) il rigore che Sergio Oliveira non sbaglia spiazzando Szczesny. Il gol subito è una mazzata per la Juve, che per una decina di minuti sbanda clamorosamente. Ancora Marchesin salva su Morata (27), poi nel finale di tempo le conclusioni di Rabiot e Arthur non impensieriscono più di tanto il portiere argentino. Si va al riposo, così, con un Porto in pieno controllo.

A inizio ripresa si scatena Federico Chiesa, già salvatore della patria all’andata con il gol nel finale del 2-1. Al 49′ l’azzurro mette sotto l’incrocio dei pali un piatto di destro (assist di Ronaldo), poi salta Marchesin e colpisce il palo contrato da Pepe (56′). Nel frattempo, la squadra di Sergio Conceicao era rimasta in 10 per la doppia ammonizione nel giro di 2 minuti di Taremi (fallo su Chiesa e calcio al pallone a gioco fermo): Kuipers applica alla lettera il regolamento. La gara cambia così completamente direzione, con il Porto che fatica a uscire dalla propria metà campo. Ancora Chiesa con un perenterio colpo di testa porta avanti i suoi e rimette in perfetto equilibrio la contesa (63′). Marchesin dice no a Rabiot (69′) e Chiesa (82′), mentre Ronaldo conferma di non essere in una serata delle sue con un colpo di testa a lato. I portoghesi si riaffacciano dalle parti di Szczesny con Sarr (83′ , tiro respinto dal portiere polacco) e Marega (85′, esterno della rete). L’ultima occasione per evitare i supplementari capita sul sinistro di Cuadrado, ma la traversa salva Marchesin (93′).

Il primo tempo supplementare scorre via senza emozioni, a parte un colpo di testa centrale di Marega (99′) Pirlo, dopo McKenni e De Ligt, nell’overtime si gioca anche le carte Kulusevski e De Ligt. La stanchezza si fa sentire, il Porto eregge un autentico muro davanti al proprio portiere prima dei concitati minuti finali. Sergio Oliveira, il migliore in campo, viene steso da McKennie e calcia una punizione rasoterra sul primo palo che sorprende uno Szczesny non impeccabile (115′). Alla Juve servono altri due gol e quando Rabiot di testa fa 3-2 c’è ancora speranza (117′). Ma negli ultimi minuti più recupero succede più nulla: Ronaldo dice ancora addio troppo prematuramente alla sua coppa preferita, Pirlo finisce sul banco degli imputati, ma non è il solo.