CHI HA VOTATO IL NUCLEARE IN EUROPA E HA TRADITO L’ITALIA

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Molte persone percepiscono le istituzioni dell’Unione Europea come qualcosa di astratto e di lontano dalla vita reale. Questo almeno in base alla mia esperienza sia come cittadina attiva che come portavoce in Parlamento, prima, e, ancor di più successivamente, nel Consiglio regionale del Lazio, dove il lavoro è focalizzato maggiormente sui territori e sulle realtà locali.

Quello che è accaduto nei giorni scorsi nel Parlamento europeo ci dimostra – in questo caso purtroppo – l’esatto contrario. In occasione della #Cop25 sui cambiamenti climatici, che si svolge in questi giorni a Madrid, il Parlamento Ue ha infatti approvato due provvedimenti: uno con cui si dichiara l’emergenza climatica, votato favorevolmente dal M5S; l’altro con cui invece si dà il via libera al nucleare come possibile fonte energetica per affrontarla, contro la quale i parlamentari 5stelle hanno espresso il proprio voto contrario, coerentemente con il proprio modello energetico di riferimento, da sempre basato su efficienza energetica e fonti rinnovabili.

Riesumare l’energia nucleare con la scusa, infondata e subdola, che si tratta di un’energia “pulita” e quindi adatta a contrastare i cambiamenti climatici è una scelta irresponsabile, oltre che anacronistica in un’Europa sui cui aleggia ancora lo spettro del disastro di Chernobyl, che nel breve periodo ha provocato complessivamente 65 morti accertate che, secondo alcune stime del ‘Chernobyl Forum’, nel lungo termine salgono fino a 4mila fra le circa 600mila persone più esposte alle radiazioni.

Ne vale davvero la pena? Gli italiani hanno già detto di no: ben due volte con altrettanti referendum, di cui l’ultimo nel 2011 poco dopo l’incidente di Fukushima in Giappone.
Per quanto riguarda il Lazio, oltre a vantare il triste primato di regione italiana con la maggiore quantità di rifiuti radioattivi, con 9.241 metri cubi, secondo un articolo del Sole 24 Ore, sono ancora vive sui nostri territori ferite, come la centrale nucleare di Borgo Sabotino, in provincia di Latina, chiusa nel 1986, e gli impianti alla Casaccia, in provincia di Roma.

Ma chi ha avuto il coraggio di votare a favore del ritorno del nucleare? Tutti i parlamentari europei della Lega e di Fratelli d’Italia e uno di Forza Italia, che, tra assenti e due che invece hanno votato contro, si è divisa al momento del voto in aula. Uno scempio che non troverete tra i “twittini” di Salvini sulla Nutella o sui gattini né tra la propaganda buonista della Meloni ma a cui io voglio dare un volto e un nome