Chiudiamo gli occhi e guardiamo un film

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Ambientato in Europa intorno alla metà del XIX Secolo.
In quel periodo le comunità ebraiche presenti nell’Europa orientale vissero un forte incremento demografico i cui effetti divennero percepibili verso il 1850 allorchè si registrò, per un verso, una importante urbanizzazione dei singoli gruppi e, per altro verso, l’inizio dell’ondata migratoria ebraica verso l’Europa occidentale.
Il fenomeno non fu esente da ripercussioni dal momento che lentamente, ma inesorabilmente, si assistette ad una laicizzazione dell’antisemitismo che, da religioso, prese le sembianze di un antisemitismo ideologico.
Alla morte dello Zar Alessandro II, avvenuta nel 1881, iniziarono le nuove persecuzioni ebraiche in Russia e la logica conseguenza di ciò fu la netta impennata dell’onda migratoria verso ogni parte del mondo interessata dalla presenza di radicate comunità ebraiche: Europa occidentale, ma anche Palestina, Sudamerica e Nordamerica.
Vienna fu una delle capitali europee maggiormente toccate dall’arrivo di un importante numero di ebrei parte dei quali proseguiva il proprio cammino verso altre destinazione e parte rimaneva nella città già abitata da una comunità ebraica di nazionalità austriaca consolidata tanto quanto larga parte della collettività economica ebrea lo era in Germania.
Ci sono degli snodi storici che si caratterizzano perché un gruppo etnico-sociale rappresenta la fortuna di un ristretto numero di persone o, addirittura, di una sola persona.
La composizione sociale della Vienna di fine 1800 fu la fortuna di un certo Karl Lueger ovvero colui che rivestì la carica di Borgomastro viennese tra il 1897 ed il 1910.
Lueger fu tra i padri fondatori del partito cristiano-sociale e conobbe un momento di notevole notorietà per due ragioni ben precise: la prima coincide col forte impulso che seppe imprimere alla creazione di nuove infrastrutture nella città, la seconda si identifica nel serrato antisemitismo.
Per la verità, è storicamente accertato che Lueger non fosse, personalmente, un antisemita, ma ebbe un’intuizione geniale per quei tempi.
Nella piccola borghesia e nel basso clero viennese serpeggiava prepotente l’avversione verso la comunità ebraica rea, a loro parere, di detenere le chiavi economiche della città di Vienna. Si trattava di un’avversione presente nelle fasce sociali medio basse, ma che non aveva trovato la sua reale espressione politica.
Lueger, che da fondatore di un nuovo partito, aveva bisogno di accreditarsi e di ottenere consenso, si limitò a soffiare sul fuoco nascosto di questo antisemitismo che divampò in maniera così prepotente che il partito cristiano-sociale divenne un imponente movimento di massa a pura connotazione antiebraica.
Divenuto Sindaco di Vienna, Lueger proseguì nel suo personale antisemitismo di facciata, a scopo eminentemente elettorale; d’altro canto non solo egli aveva, per amici, numerosi ebrei di spicco nel mondo economico e culturale austriaco, ma è certo che Lueger non emanò alcuna legge razziale.
Sì, Lueger strizzava l’occhio alla giudeofobia francese che in quegli stessi anni aveva cavalcato l’affaire Dreyfus, ma il suo antisemitismo non si trasformò mai in atti di proscrizione contro gli ebrei.
Si può dire che il Sindaco aveva avuto una idea luminosa: un attento ascolto della “pancia” dei ceti medio bassi gli aveva fatto sentire la voce dell’odio verso il giudeo e lui si limitò a farsi portavoce di quell’odio come propria strategia comunicativa a scopi di raccolta di consenso elettorale e mantenimento della sua posizione partitica.
Ma avvenne un fatto che nemmeno Lueger aveva previsto e che ebbe ripercussioni catastrofiche.
Nel 1907 arrivò a Vienna, dalla Germania, un giovanissimo uomo che in patria aveva conosciuto una vita difficilissima a causa sia di un cattivo rapporto col padre sia dell’incapacità di inserirsi socialmente specie in ambito scolastico dove aveva ottenuto pessimi risultati. Tuttavia, aveva una passione: l’arte ed era convinto di possedere indubbie qualità di pittore.
Il suo trasferimento a Vienna (incoraggiato dalla madre che, però, morì prestissimo lasciando un incolmabile vuoto nella vita del giovane) era dovuto alla sua forte volontà di entrare nella famosa Accademia delle Belle Arti della città.
Due i tentativi d’ingresso nella prestigiosa istituzione ed entrambi miseramente falliti.
Il giovane prese a girovagare per la città, dormendo con i clochards e sopravvivendo grazie alla vendita, soprattutto ad una clientela ebraica, di qualche suo piccolo dipinto.
Odiava fortemente gli ebrei per la loro fortuna economica ( e più tardi li avrebbe odiati anche perché, a suo giudizio, gli ebrei tedeschi avrebbero cospirato per la sconfitta della Germania nella prima guerra mondiale), li reputava sfruttatori e per questo motivo adorava Lueger.
Lo ammirava così tanto che nel suo libro più famoso, il “Mein Kampf”, riconobbe al Borgomastro viennese il merito di averlo ispirato e di aver forgiato il suo vivo, ma acerbo antisemitismo sino a farlo diventare il nerbo della sua vita e del Reich che fondò.
Sì, il giovane in questione è Adolf Hitler.
Qui termina il film. Riapriamo gli occhi e chiediamoci quale sia la morale della storia che, retrospettiva, abbiamo “guardato”.
La morale è una ed una soltanto: facciamo grandissima attenzione nel raccogliere i bisbigli viscerali di una società che vorrebbe espungere dal suo corpo ciò che è “diverso” da lei e, non avendo i mezzi giuridici politici ed economici per farlo, si sente costretta ad ingordirlo.
Facciamo grande attenzione ad usare l’argomento dell’ “anti-qualcosa” perché una posizione politica possa mettere radici potenti nella massa che ha diritto di voto.
Attenti a scegliere, di volta in volta a seconda del momento, la collettività che deve fungere da “diverso” e scagliarle contro il popolo senza offrire a quest’ultimo un’idea costruttiva del suo “domani”.
I vari Lueger contemporanei sanno perfettamente che quello del “contro” è soltanto un argomento pop, ma il popolo non lo sa, non ne ha percezione perché si trova immerso nella liquidità verbale e di fatto nella quale i Lueger di turno vogliono che il popolo nuoti e continui a nuotare senza una mèta dato che questo rappresenta la chiave della loro fortuna politica.
Ma potrebbero anche avere la sgradita sorpresa che dalla massa indistinta emerga qualcuno che utilizza il suo essere “contro” non solo in modalità dialettica bensì con i fatti.
Insomma, gli odierni Lueger che si limitano a parlare potrebbero ritrovarsi con un nuovo Hitler che fonda un altro Reich.
A proposito, abbiamo appena vissuto la vicenda “Sea Watch”. Non mi interessa affatto prendere posizione pro o contro gli atti compiuti dalla Rackete: è un compito che spetta alla magistratura.
Quello a cui è necessario porre vigile attenzione sono gli “auguri” di stupro che, con modalità varia, sono stati rivolti alla Capitana della nave da parte del popolo social.
Si tratta di un evento non soltanto orripilante in sé ( e già basterebbe questo); ciò che più colpisce sta nel duplice fatto che lo stupro è stato augurato da uomini ma anche da donne e che moltissimi autori dei post di tal genere non si sono nascosti nell’anonimato di un nickname.
Pensiamoci: una donna che incita alla violenza sessuale su un’altra donna è tra gli atti più innaturali che esistano perché ogni donna sente nelle sue viscere la potenza offensiva dell’oltraggio sessuale. Ed augurare, ad un’altra donna, di subire quell’oltraggio significa aver così fortemente interiorizzato un’ideologia da aver posizionato quest’ultima, come valore, al di sopra delle istanze naturali che derivano dall’appartenenza al proprio genere.
Una vera e propria aberrazione nell’accezione etimologica del termine.
Ed ancora. Averlo fatto “a viso scoperto” non curandosi delle possibili conseguenze penalistiche dei propri commenti significa aver raggiunto il senso di quella completa immunità che deriva dal sentirsi così fortemente nel giusto da non temere alcunché.
Un atto di fede ideologica.
Non è finita.
Il 9 luglio scorso la Digos di Torino ha arrestato il capo di Legio Subalpina e perquisito undici abitazioni di militanti in Forza Nuova, Rebel Firm e Legio Subalpina trovando armi di varia natura e manganelli. L’arrestato è accusato di detenzione e munizionamento di armi da guerra.
Non bisogna dimenticare che Rebel Firm e Legio Subalpina sono promotori della cosiddetta “ Federazione” ovvero il progetto di estrema destra nazionale che ha l’intento di raggruppare le forze di destra extraparlamentare su suolo italiano in connessione col movimento anglosassone Combat18 ovvero i neonazisti che si sono attributi questa denominazione utilizzando le cifre 1 e 8 per indicare, in ordine alfabetico, le iniziali “A” e “H” di Adolf Hitler.
Combat18 ovvero “i combattenti di Aldolf Hitler”.
Forse i Lueger di turno hanno già perduto il controllo della situazione in favore di chi sta superando le loro stesse intenzioni.
A noi non resta che augurarci non sia così.
Katia Bovani