Ci sono persone che attraversano la storia, senza uscirne mai

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Persone che vorresti fossero immortali, come le lotte che hanno condotto, come il loro viso, il suono delle loro parole, la luce dei loro occhi, che ti mancano, da quando se ne sono andati per sempre.

Ti viene da pensare che forse ci sono ancora da qualche parte e fremi immaginando di poterli incontrare per caso, inaspettatamente eppure per così lungo tempo attesi, per abbracciarli e stringerli e non lasciarli andare più.

Una di queste persone è Nelson Mandela, che ho conosciuto ai tempi del Liceo, per una di quelle ricerche di cui non mi lascerà mai il ricordo: si indagava il colonialismo, il razzismo, l’apartheid.

E ad ogni occasione importante quel viso è tornato a trovarmi, anche se l’ho costretto io a restarmi accanto, incorniciandolo e appendendolo nel mio studio, vicino a Enzo Biagi, Enrico Berlinguer, Bulow, Zaccagnini e nonno Libero.

Anche oggi che al parco del quartiere più popolare e più colorato e più intenso di Ravenna sto coi bambini a rincorrere il tramonto su un’altalena, lo incontro.

E vorrei parlargli, confidarmi, chiedergli una parola di guida e conforto.

Domani è un giorno importante per l’Europa e se avessimo tutti ascoltato la vita e le idee di giustizia e libertà di Mandela sapremmo come votare per salvarla da chi la sta spingendo in un baratro di odio, buio e paure.