Ci vediamo presto in mare

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Il tempo che dobbiamo concedere perché si calmi il mare, tutto sia pronto e sia di nuovo possibile navigare con la Mare Jonio verso la zona SAR libica, lo stiamo utilizzando per continuare a prepararci.

Un ripasso delle procedure mediche BLSD, sugli interventi di primo soccorso, la rianimazione e l’uso del defribrillatore, il protocollo anti Covid per regolare la vita di bordo, l’imbarco e la permanenza delle persone soccorse in piena sicurezza sanitaria, la messa a punto dei motori dei gommoni veloci per gli interventi in mare, lo studio delle rotte con l’analisi delle previsioni meteorologiche: il ritmo di lavoro è quello di ogni missione di Mediterranea, alto.

Ogni cosa viene preparata in funzione di essere il più adeguati possibile ad aiutare chi è costretto a mettersi in mare con imbarcazioni precarie, per poter tentare di fuggire da quell’inferno dove è precipitato, in Libia.

Non vi sono oggi altri modi per scappare dai campi di detenzione e di tortura: la vergogna di un’Europa che non ha ancora scelto di effettuare la necessaria, grande operazione di evacuazione per migliaia di donne, uomini e bambini imprigionati e seviziati, sta davanti ai nostri occhi.

E quando riescono a lasciare le coste della Libia, a bordo di gommoni strapieni e di barconi di legno che potrebbero diventare la bara per tanti e tante, si fanno i conti con la crudeltà “democratica” delle omissioni di soccorso, del non-intervento , del lasciar morire in mare.

La Civil Fleet, questa “folle” impresa della società civile europea, si è autorganizzata per fare quello che gli Stati e i governi della civilissima Europa non vogliono fare, cioè aiutare questi esseri umani, fratelli e sorelle, a vivere. La nostra nave Mare Jonio è uno degli assetti di questa Civil Fleet, pronti a soccorrere quando necessaria.

Con essa operano in mare la Sea-Watch-4, Aita Mari, Open Arms, Astral, Alan Kurdi, Louise Michel, Yosefa, Ocean Viking e altre che verranno, nonostante le pretestuose ispezioni subite e i “fermi amministrativi” che stanno bloccando in porto alcune di queste navi.

Le operazioni di soccorso della Civil Fleet sono supportate dalla preziosa attività di osservazione dal cielo degli aerei di Airborne Team di HPI e Sea-Watch, e da Pilotes Volontaires. Le chiamate di soccorso e ogni segnalazione utile vengono raccolte 24 ore su 24 dallo straordinario lavoro di Alarm Phone. È una sorta di “coordinamento civile delle operazioni di ricerca e soccorso”, un Civil MRCC, che sta prendendo forma nella prassi quotidiana di tante e tanti nel Mediterraneo Centrale e in tutta Europa.

È il segno che una parte significativa della società civile europea, in rapporto con reti sempre più larghe di attiviste e attivisti dell’altra sponda del mare, non intende fare da spettatrice, né accettare passivamente l’intollerabile, sistematica e pianificata violazione dei diritti fondamentali di tutte e tutti di cui il Mediterraneo è teatro.

Mediterranea Saving Humans