COME NASCE UNA BOMBA SOCIALE

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Le immagini che arrivano dagli Stati Uniti fanno male. Le proteste esplose a Minneapolis con la tremenda morte dell’afroamericano George Floyd, dopo essere stato immobilizzato da un agente di polizia, hanno acceso un dibattito forte anche qui da noi. Da una parte c’è chi sostiene le giuste rivendicazioni di chi sta scendendo in piazza per protestare contro la discriminazione razziale, dall’altra c’è chi sostiene che la violenza, la distruzione di vetrine ed il pestaggio di numerosi negozianti sia da ricondurre a motivazioni politiche, in chiave anti-Trump e che quindi siano intollerabili.

Personalmente ho un’opinione diversa. Innanzitutto è doveroso condannare le violenze, tutte. Per quanto comprensibile sia la rabbia di chi protesta, non è accettabile ciò che sta accadendo. Ho visto delle immagini davvero agghiaccianti.
Questi fatti evidenziano che si stia andando ben oltre lo scontro razziale, tutta questa rabbia nasconde anche altri fattori.

Forse fa comodo a una certa narrazione banalizzare il tutto ad uno scontro “bianchi contro neri”, ma la radice profonda di questa insofferenza, probabilmente, è da ricercarsi nelle disuguaglianze che pervadono la società americana. Oggi, con la crisi economica frutto dell’emergenza coronavirus, e nonostante la risposta americana sia di gran lunga superiore a quella europea, qualcosa si è rotto.

Dovremmo allora interrogarci su questo se vogliamo capire, pur condannandoli, gli assalti alle vetrine.

Ritengo che la realtà sia sempre più complessa di come ce la vorrebbero propinare certi organi di “informazione”.

Raphael Raduzzi