Con il progetto ReSTART potenziate conoscenza e prevenzione dei grandi rischi

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Lo Stivale è un concentrato di bellezze naturalistiche e paesaggistiche, che tutti ci invidiano, ma anche una potente calamita di catastrofi, dalle frane ai terremoti, dalle alluvioni alla siccità incombente. La gestione delle catastrofi, pertanto, da emergenza dell’ultima ora deve diventare prassi strutturata permanente. Ecco perché è stato presentato presso la Presidenza del Consiglio il progetto “ReSTART-Non rischiamo più”. Si tratta di un modello europeo che prevede azioni e tecnologie per la prevenzione e la pianificazione idrogeologica e antisismica di di durata triennale, finanziato dall’Agenzia di Coesione, che partirà dai territori dei 138 Comuni dell’Italia centrale devastati dai terremoti nel 2016 e 2017. Così, per la prima volta in Europa, dopo una catastrofe naturale, verranno poste le basi per la conoscenza scientifica e il controllo real time anche satellitare del territorio con suolo, sottosuolo e acque; per interventi e progetti di ricostruzione nella massima sicurezza oggi possibile, sia idrogeologica che antisismica. Le zone più fragili e sensibili a fenomeni franosi e alluvionali saranno osservate con le tecnologie più avanzate attualmente disponibili: radar satellitari per il monitoraggio continuo dei dissesti idrogeologici, droni di ultima generazione, modelli di telerilevamento che utilizzano impulsi laser, database storici e di natura tecnico-scientifica.

“Spendiamo circa otto miliardi all’anno dal dopoguerra, un punto e mezzo di Pil, per riparare i danni delle catastrofi naturali: 3,5 miliardi per dissesto idrogeologico, 4 per riparare dopo terremoti e 0,5 per altri fenomeni naturali –commenta Erasmo D’Angelis, segretario generale dell’Autorità di Bacino distrettuale dell’Appennino centrale – Prevenire costa 100 volte di meno. Questo significa smettere di costruire? No, significa conoscere la rischiosità del territorio per sapere dove e come farlo senza rischiare. E costruire con tecniche antisismiche che sono ormai alla portata di tutti. Le abbiamo esportate noi nel mondo, ma poi non le utilizziamo in casa nostra”.

Anche per il Commissario Straordinario per la Ricostruzione, Piero Farabollini “la ricostruzione del Centro Italia deve essere di qualità, ovvero realizzata attorno ai concetti di sicurezza e prevenzione, e da questo punto di vista è fondamentale che ci sia sinergia e collaborazione tra diverse istituzioni e soggetti interessati. ReSTART – aggiunge – s’interfaccia in maniera importante con la ricostruzione nei 138 Comuni del cratere sismico. C’è la necessità di studiare approfonditamente queste aree con la microzonazione sismica e la collaborazione scientifica con chi sta sul territorio, come l’Autorità di bacino distrettuale: è determinante per evitare errori e altre fragilità”.

Per consentire di accelerare la ricostruzione è stato anche predisposto un emendamento che consente di far iniziare contemporaneamente i lavori di ricostruzione con i cantieri della sicurezza idrogeologica da rischi di frane o piena, senza dover attendere il collaudo delle opere come prevede la legge ordinaria. L’uso del nuovo edificato avverrà in ogni caso solo a collaudo avvenuto.

Quanto la prevenzione possa essere anche economicamente vantaggiosa è avvalorato dai numeri portati dall’Ordine degli Ingegneri rappresentato dal presidente Armando Zambrano: per mettere in sicurezza l’intero patrimonio di edilizia pubblica e privata dell’Italia servirebbero 100 miliardi di euro; per riparare i danni dei terremoti dell’Aquila (2009), dell’Emilia Romagna (2012) e dell’Italia Centrale (2016-2017) ne abbiamo spesi o ne serviranno, rispettivamente, 13, 8 e 23,5 miliardi. Più della metà. “Serve anche il libretto di ogni fabbricato, purtroppo boicottato da sempre in Parlamento”. Partner del Progetto ReSTART sono il Dipartimento Protezione civile, il Ministero dell’Ambiente e delle Infrastrutture, l’Ispra, il Commissario straordinario per la ricostruzione e le quattro Regioni interessate dal sisma (Marche, Umbria, Lazio, Abruzzo). Il lavoro si avvale di tecnologie più avanzate come satelliti e sensori, e di un team di 15 esperti che affianca i tecnici dell’Autorità. Alla presentazione è intervenuto anche il Presidente della Commissione Lavori Pubblici del Senato, Mauro Coltorti, che da geologo ha insistito sul monitoraggio attento del sottosuolo e degli acquiferi: “Sono questioni vitali, e il nostro Paese deve rafforzare la cura del territorio e la gestione delle acque”.