Confessa a Gianluca che l’acqua gli fa paura, e s’aggrappa con forza alla sua gamba

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tratto da “L’ultima fila in alto”

“L’ultima fila in alto”, è il titolo di un libro, un’autobiografia di Gianluca Bordiga; il suo primo libro, scritto con un tratto narrativo armonioso, racconta con efficace sintesi un arco temporale di novantacinque anni di storia della sua famiglia d’origine fino all’attualità del suo impegno pubblico, portato avanti con costante perseveranza a difesa del Lago D’Idro, territorio delle origini, e dell’intera asta del Fiume Chiese anche dinanzi ad attacchi personali aspri che hanno cercato di isolarlo più volte, senza riuscirci. Il libro verrà presentato a Torino a fine novembre; si avvicina il momento. Con quest’opera, Gianluca racconta le tante emozioni, nel bene e nel male, che hanno scandito il tempo della sua famiglia. Nel gennaio del ‘98 il Comune di Bagolino ha l’opportunità di ospitare una puntata del popolare programma televisivo di Rete Quattro “La domenica del Villaggio”, conducono Davide Mengacci e Rosita Celentano. L’amministrazione comunale coinvolge la Pro Loco Ponte Caffaro per rappresentare la frazione a Lago. Gianluca propone di raccontare la storia dell’origine della frazione, del Pian D’Oneda, come venne realizzata quella che oggi è denominata “Zona speciale dei Quadri”, tutelata dalla Soprintendenza. Così coloro che devono organizzare la puntata accolgono la proposta: è stabilito che Gianluca dovrà raccontare questo passaggio della storia locale mentre sarà su una barca con Rosita. Arriva il giorno della puntata, Gianluca e Rosita salgono sulla barca e si portano in mezzo al Lago, con una terza persona al timone, Marco di Ponte Caffaro, si dirigono nella parte davanti alla zona da raccontare; il cameramen è su un’altra barca molto vicina. Rosita confessa a Gianluca d’aver paura dell’acqua, si aggrappa con forza ad una sua gamba. L’intervista viene bene, la storia dell’origine della zona speciale dei Quadri è un bel momento della trasmissione. L’attività impostata in questi anni dalla Pro Loco Ponte Caffaro è intensa e consolidata, crea attesa anche nei turisti, è un impegno di volontariato che occupa dieci mesi ogni anno; non è facile mantenere questo ritmo, non è facile mantenere un costante e duraturo affiatamento tra i volontari, indispensabili per organizzare i diversi appuntamenti. Tra i volontari c’è chi è maggiormente predisposto a collaborare per un Concerto piuttosto che per una Mostra, e altri lo sono per le Feste popolari; è un impegno che richiede tanta passione per il territorio in cui si vive. L’attività di questa formazione sociale, in questo tempo a maggior ragione, è un puro servizio al territorio, alla collettività. È un equilibrio che si regge bene se chi lavora offrendo il suo tempo lo fa senza farlo pesare, e se tutti gli altri osservano almeno un sereno rispetto ai volontari. Se sei animato da questo spirito l’impegno non pesa, sorvoli dinanzi al velenoso chiacchiericcio superficiale che talvolta senti o ti viene riferito. In tutto questo c’è l’attività dell’ufficio turistico stagionale, avviato da questa Pro Loco per primi nell’86, il primo ufficio turistico sul Lago D’Idro, necessità di una disponibilità quotidiana, vengono molteplici richieste di ogni genere, e le ragazze impiegate non sempre hanno la risposta sicura; vengono domande di informazioni inerenti alla storia del territorio, in particolare sulla situazione del Lago, e sono segnali importanti di una sensibilità che cresce. Alla fine degli anni ’90 Gianluca pensa ad un’intervista all’ultima memoria storica vivente dell’attività della ricca pesca sul Lago D’Idro che si praticava fino ai primi anni ’50, il Berto detto Melia, di Anfo, Alberto Bonardi, figlio dell’unico commerciante di pesce sul Lago D’Idro, il vecchio Melia, scomparso ormai da tanti anni. L’intervista viene organizzata dalla Pro Loco per essere anche una pubblica testimonianza, ed infatti ha luogo nel Teatro Santa Croce, adiacente all’antico Palazzo Caffaro dei Conti Lodron, dinanzi ad un folto pubblico. Per decenni il vecchio Melia ha fornito la Trota lacustre, cosiddetta Trota Marmorata, ad una pescheria di Torino che a sua volta ogni venerdì serviva la Casa Savoia.

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