Confindustria: licenziare e poi eliminare il reddito di cittadinanza

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Chissà se Andrea Orlando pensava che avrebbe fatto il ministro del Lavoro quando lo scorso settembre attaccava Confindustria: “Quando li prendono gli altri si chiamano sussidi. Quando li prendi tu, contributi alla competitività”. Era la risposta a Carlo Bonomi, presidente degli industriali, che sferrava attacchi contro il “Sussidistan”.

Orlando si era messo su una linea di opposizione tradizionale, da sinistra, agli industriali che invece ieri ha incontrato in qualità di ministro. E le ruggini sembra siano rimaste visto che Confindustria, con il suo vicepresidente, il romano Maurizio Stirpe, ha fatto sapere di non gradire il metodo degli incontri separati organizzati dal ministro. Che infatti domenica scorsa aveva visto le principali sigle sindacali – un breve giro di tavolo, nessuna novità di rilievo – e ieri, prima degli industriali, ha visto le altre sigle sindacali come Confapi, Cna, Confartigianato, il sindacato di sinistra Usb.

Ma è l’incontro con Confindustria a segnare la giornata perché da viale Astronomia arriva una scarsa disponibilità ad accettare, sic et simpliciter, una proroga del blocco dei licenziamenti. Stirpe specifica infatti che un conto sono le aziende bloccate da decisioni del governo, quindi direttamente coinvolte da disposizioni normative, per le quali il blocco dei licenziamenti va bene. Ma per le altre, legate “ad andamenti di mercato”, “dobbiamo consentire alle aziende di potersi riposizionare per far ripartire il mercato del lavoro”. Come distinguere una crisi produttiva dalla pandemia è un mistero, ma la posizione di Confindustria è chiara.

Così come è chiara la richiesta di procedere il più velocemente possibile alla riforma degli ammortizzatori sociali che è legata al blocco dei licenziamenti, ma dietro cui si nasconde il vero obiettivo di questa trattativa: “Se affrontiamo il problema della riforma degli ammortizzatori potremo anche finalmente affrontare il tema del reddito di cittadinanza, che non dà nessuna risposta in termini di politiche attive” ha aggiunto il vicepresidente di Confindustria lanciando un affondo anche al decreto Dignità che “sarebbe utile rivedere”. Le carte, quindi, sono sul tavolo anche se non sono quelle definitive. Orlando ha ereditato dalla ministra precedente, Nunzia Catalfo, un pacchetto consistente composto da una riforma degli ammortizzatori in fase avanzata, proposte sulle politiche attive, 12,5 miliardi di fondi inseriti nell’attuale Piano di ricostruzione e resilienza e 13 miliardi, su 32 complessivi, destinati al lavoro nel decreto Ristori.

Orlando in serata con un post su Facebook spiega che a fine mese presenterà “un documento con un impianto di riforma sul tema degli ammortizzatori sociali” e un provvedimento che affronti “la perdita di posti di lavoro”. E agli industriali chiede invece di avere “una prospettiva”: “Ci saranno settori che usciranno dalla crisi più modificati di altri, dobbiamo prevedere politiche specifiche e mirate”. Un approccio che si prepara a mediare.                                                                                                              di Salvatore Cannavò