Conte: “Dichiarazione dello stato di emergenza prevista dal Codice di protezione civile”

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“Ricordo che la dichiarazione dello stato di emergenza, ma questa cosa a quanto sentito da una parte degli interventi ieri in Senato purtroppo sembra ancora sfuggire, è prevista dal Codice di protezione civile, una fonte quindi di rango primario e di carattere generale, la cui legittimità è stata vagliata positivamente dalla Corte costituzionale. Costituisce il presupposto per l’attivazione di una serie di poteri e di facoltà, necessari per affrontare con efficacia e tempestività le situazioni emergenziali in atto”. Lo dice il premier Giuseppe Conte in Aula alla Camera, aprendo le sue comunicazioni sulla proroga dello stato di emergenza per il Coronavirus. Il presidente del Consiglio sta ribadendo, nella sostanza, l’intervento sul tema fatto nella serata di ieri in Senato.

“La pandemia purtroppo ancora oggi non ha completamente esaurito i suoi effetti, seppure, questo non sfugge alla comunità nazionale come al governo, in misura contenuta e territorialmente circoscritta”.

“La proroga, se si epura la discussione da posizioni ideologiche, è una scelta inevitabile, per certi aspetti obbligata, fondata su valutazioni squisitamente tecniche. Non sto dicendo ovviamente che è preclusa una valutazione politica, anzi oggi vi viene richiesta, ma voglio dire che il governo sta operando questa valutazione sulla base di mere istanze organizzative, operative, non certo perché si vuole fare un uso strumentale per atteggiamento liberticida, reprimere il dissenso o ridurre la popolazione in uno stato di soggezione. Sono affermazioni gravi che non hanno nessuna corrispondenza nella realtà”.

“Se non si condivide la necessità di prorogare l’emertgenza lo si dica in modo franco al governo ma non si faccia confusione sulla popolazione, perché oggi sui social c’è qualche cittadino convinto che prorogare lo stato d’emergenza significhi rinnovare il lockdown dal primo agosto.
Non è affatto così”.

“Manteniamo un cauto livello di guardia, non intendiamo introdurre misure restrittive. Vi posso assicurare che da parte del Governo, mia personale, di tutti i ministri non vi è nessuna intenzione di drammatizzare, né di alimentare paure ingiustificate nella popolazione. La scelta di prorogare lo stato di emergenza non è affatto riconducibile alla volontà di voler creare una ingiustificata situazione di allarme”. Lo dice il premier Giuseppe Conte in Aula alla Camera.
E ribadisce che non c’è intenzione di adottare “nuove misure restrittive ma, se del caso, confermare quelle misure precauzionali minime che ci stanno consentendo di convivere con il virus”.

“La risoluzione approvata ieri al Senato propone come data il 15 ottobre” per la proroga dello stato d’emergenza da Coronavirus: “preannuncio che il governo, qualora venisse confermata qui alla Camera, si atterrà a questa indicazione temporale”.

“La dichiarazione di proroga dello stato di emergenza non lede la nostra immagine all’estero, anzi: l’Italia viene vista come un paese sicuro. Anche il dibattito parlamentare dovrebbe attenersi a profili giuridici e tecnici senza drammatizzare perchè questa drammatizzazione potrebbe creare nocumento all’immagine dell’Italia all’estero”.

“L’accusa di volere prorogare lo stato di emergenza per giovarsi di poteri extra ordinem è sbagliata. Qualora il Cdm adottasse la delibera di proroga dello stato di emergenza, non per questo il presidente del Consiglio sarebbe autorizzato a emanare dpcm. Il potere del presidente del Consiglio dei ministri non deriva dalla dichiarazione dello stato di emergenza, né, dunque, si protrarrebbe per effetto della sua proroga, ma si radica nella normativa di rango primario. La dichiarazione dello stato di emergenza costituisce certamente il presupposto di fatto, il requisito sostanziale, ma non potrebbe in alcun modo legittimare l’adozione dei dpcm, se non fosse affiancata da una fonte abilitante di rango legislativo.
Dunque, per poter continuare a essere esercitato dopo il 31 luglio, quel potere richiederà comunque un ulteriore intervento normativo, ovvero un nuovo decreto legge, che sarà sottoposto all’esame parlamentare per la sua conversione in legge. Con quel decreto, dovranno essere differiti i termini contenuti nei decreti legge n. 19 e n. 33” adottati nel corso dello stato d’emergenza, “coerentemente con il termine prorogato”.