Conzatti: “Rula e la nostra lotta contro la violenza”

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La voce commossa, gli occhi luci di e il tono deciso di Rula Jebreal, martedì sera, hanno incollato davanti alla tv milioni di telespettatori: più di un italiano su due ha avuto la straordinaria occasione di capire davvero come sono le donne, la loro forza, la loro dignità, il coraggio che sono capaci di manifestare nelle vicende più difficili della vita.

Si dice spesso: quando una cosa è veramente difficile, manda avanti una donna Ed è vero, è cosi. Difficile è parlare di sé fino a quel punto, davanti a milioni di persone, aprire il doloroso ripostiglio della memoria e condividere la propria storia assurda, in modo che diventi testimonianza per tutti. La più tragica violenza sulle donne ha divampato nel festival di Sanremo e Rula ha vinto con il suo monologo il premio più ambito, quello della riflessione, dell`approfondimento, della consapevolezza.

Certo, non sono state canzonette, ma la giornalista è riuscita a mixare la sua vicenda alla storia della musica italiana portando sul palco dellAriston una storia personale di grande portato umano. Il suo monologo è stato come un pugno nello stomaco, tra rivelazioni scioccanti della sua vita e dure verità di cui in Italia facciamo ancora fatica a parlare, perché ne siamo tutti vittime spesso inconsapevoli.

Rula è un’orfana di Femminicidio e mentre racconta le sue notti con le altre bambine in un orfanotrofio quasi si stenta a credere che questa storia possa essere realmente accaduta, e che delle bambine possano trovarsi a condividere un destino violento senza capirne davvero il significato. Con questi due leggii davanti, uno in cui ricorda i passaggi più duri della vita di sua madre, ed un altro in cui cita passi di canzoni pensate per donne indifese, donne da amare, donne da aiutare e da capire, fa un racconto universale delle dorme e degli stereotipi che le accompagnano da troppo tempo.

Rula parla di sua madre che non aveva nessuna colpa, che è stata uccisa da chi aveva le sue chiavi di casa e cita Sally di Vasco Rossi che «… è già stata punita per ogni sua distrazione o debolezza, per ogni candida carezza, data per non sentire l’amarezza». Rula parla ancora di sua madre, e lo fa rivolgendosi a sua figlia che è in platea, insieme a un pubblico che la ascolta in un silenzio religioso, parla a tutte le donne che hanno sofferto violenze anche diverse, ma che sono state vittime della stessa colpa, della stessa indifferenza, della stessa vergogna che le ha lasciate da sole nel silenzio. Rula viene dai luoghi della guerra, non ha paura di raccontare la tragica fine di sua madre.

Non si dovrebbe mai aver paura di raccontare il dolore, forse dovremmo partire tutti da qui. Noi donne che facciamo parte della commissione di inchiesta sul Femminicidio, che proprio ieri è stata prorogata con un voto del Senato, ci proviamo tutti i giorni con il nostro lavoro e attraverso la rete di centri aliti violenza a spiegare alle vittime di violenza che bisogna parlarne sempre, anche se fa male. Ed ogni giorno conduciamo la nostra battaglia per indurre gli uomini a non dover usare mai più violenza sulle donne e, se questo malauguratamente accade, incentiviamo progetti e percorsi per il recupero e la rieducazione di quegli uomini che usano la violenza per sopraffare non chi è più debole di loro, ma chi, temono, sia ben più forte.

Il focus del prossimo anno di lavoro della commissione sarà dunque dedicato al recupero degli uomini maltrattanti, perché è lì la radice di tutta la violenza di genere. Occorre spezzare la catena della sopraffazione comprendendo prima di tutto cosa si può fare per recuperare, fino ad annullare e cancellare, la violenza dalle menti di chi la usa. II manta dovrebbe essere sempre quello cantato da Battiato e citato da Rula “Perché sei un essere speciale, ed io, avrò cura di te” ma nella realtà c’è ancora tanto da lavorare, da far capire, ci sono ancora tantissimi messaggi da far veicolare visto che ad alcuni sembrano ancora non essere arrivati, e i dati scioccanti sui recenti e frequenti femminicidi ce ne danno tragica testimonianza.

Non dobbiamo avere paura, è il messaggio di Rula e non dobbiamo nemmeno sentirci in colpa se una sera camminiamo da sole per strada, se indossiamo una gonna più corta o se ci trucchiamo un po’ di più. Come dice questa brava giornalista, chiedete pure come erano vestite le donne a Sanremo, ma che non si chieda mai più ad una donna stuprata e vittima di violenza come era vestita.