Coronavirus: Cgil, le proposte sulla ripartenza

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Landini: per fase 2, cambiare modello di sviluppo
“Uscire dall’emergenza cambiando il modello di sviluppo e facendo partecipare i lavoratori che ci hanno salvato”. Lo afferma il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in una video intervista pubblicata ieri su Collettiva.it, la piattaforma multimediale al centro del nuovo sistema di comunicazione della Cgil.

Di fronte alla fase due Landini non polemizza direttamente con Salvini, che attacca la Cgil accusandola di “fermare il Paese dettando la linea al governo”, ma risponde rivendicando “il contributo fondamentale” dei cosiddetti “essenziali” – le lavoratrici e i lavoratori che hanno tenuto in piedi il Paese nelle settimane più dure della pandemia – e anche dei sindacati che hanno definito, insieme al governo e alle associazioni aziendali, le regole per lavorare in sicurezza.

“Credo che il contributo che ha dato il mondo del lavoro in questa fase – afferma il segretario generale della Cgil – sia stato decisivo, senza il lavoro delle persone nella sanità, nei servizi essenziali, nell’agricoltura, nella logistica, non avremmo potuto affrontare questa situazione. Anche come organizzazioni sindacali, non da soli ma insieme alle associazione e al governo, abbiamo fatto cose importanti, come il protocollo sulla sicurezza, quello con l’Abi per l’anticipo della cassa integrazione, il blocco dei licenziamenti, ci siamo battuti affinché il governo facesse il decreto liquidità per non far chiudere le imprese. Penso che ancora una volta il movimento dei lavoratori e le organizzazioni sindacali abbiano dato dimostrazione di essere soggetti responsabili e decisivi per far funzionare questo Paese”.

Alla domanda su come ripartire, Landini risponde: “La situazione è oggettivamente drammatica, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Il virus ha fatto emergere tutte le fragilità e le disfunzioni del sistema, da una sanità pubblica penalizzata da anni di tagli che si è salvata solo grazie ai sacrifici dei lavoratori del settore, alla precarizzazione del lavoro che ha messo a nudo il lavoro povero e senza tutele, alla logica che il mercato potesse fare tutto, fino a un’Europa che continuando a muoversi in ordine sparso crea nuovi conflitti interni anziché risolverli. Servono, quindi, provvedimenti straordinari, come si stanno mettendo in campo, per il sostegno al lavoro e alle imprese. Serve una discussione con l’Europa per uscire dalla logica della politica dell’austerità. Ma per uscire dall’emergenza serve soprattutto un nuovo modello di sviluppo con al centro più intervento pubblico e più diritti fondamentali come salute, scuola e qualità del lavoro”.

Quanto al neo presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, che considera i contratti collettivi nazionali di lavoro “un vincolo per la ripresa” e auspica tante deroghe al punto di azzerarne il ruolo, Landini evita il “frontale” ma la pensa esattamente all’opposto: “In questa fase – dice – bisogna rafforzare e non indebolire il ruolo dei contratti nazionali, non solo per tutelare il salario dei lavoratori ma anche per affrontare i processi di cambiamento in atto, coinvolgendo i lavoratori e il sindacato sulle scelte strategiche, su come e cosa si produce”. E, aggiunge, “anche le imprese devono cambiare e se non ricostruiscono insieme a noi rischiano di proseguire su una linea fallimentare”.

In vista dei 50 anni dello Statuto dei lavoratori (Legge 20 maggio 1970, n. 300) e guardando al futuro, il segretario della Cgil ritiene necessario “un nuovo statuto per garantire a tutte le persone che lavorano, a prescindere dal rapporto di lavoro che hanno, gli stessi diritti e le stesse tutele”. Ponendo così fine alla “competizione tra le persone che per vivere hanno bisogno di lavorare”.

Infine, Landini annuncia l’arrivo di una serie di proposte per “passare dall’emergenza a un nuovo modello di sviluppo”, un vero e proprio progetto da consegnare al Paese individuando i settori strategici, come “la sanità, la scuola e il settore della mobilità e dei trasporti”, per ricostruire l’Italia e l’Europa su paradigmi diversi rispetto al passato.