Coronavirus e carceri, Bonafede: “Stato non indietreggia”

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“Fuori dalla legalità e addirittura nella violenza non si può parlare di protesta si deve parlare semplicemente di atti criminali”. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, nel suo intervento al Senato sulla situazione nelle carceri durante l’emergenza coronavirus, sottolineando come lo “Stato non indietreggia”. “Lo dico anche per sottolineare che in le immagini dei disordini e gli episodi più gravi sono ascrivibili a una ristretta parte dei detenuti – ha continuato – la maggior parte di essi infatti ha manifestato la propria sofferenza e le proprie paure corresponsabilità e senza ricorrere alla violenza”.

“Questo – ha detto il ministro – è un momento difficile per il Paese, ma il nostro dovere è chiarire, tutti insieme, che lo Stato italiano non indietreggia di 1 cm di fronte all’illegalità””. Poi il bilancio delle proteste: “Il bilancio complessivo di queste rivolte è di oltre 40 feriti della polizia penitenziaria, a cui va tutta la mia vicinanza e l’augurio di pronta guarigione, e purtroppo di 12 morti tra i detenuti per cause che, dei primi rilievi, sembrano perlopiù riconducibili ad abuso di sostanze sottratte all’infermeria durante i disordini”.

“Stiamo parlando di rivolte portate avanti da almeno 6000 detenuti su tutto il territorio nazionale che, di fatto, hanno messo in evidenza l’Asia notte carenze strutturali del sistema penitenziario’’, ha aggiunto, evidenziando: “E’ evidente che tutti questi sforzi profusi dall’amministrazione al solo scopo di evitare che l’epidemia si faccia largo nelle carceri rischiano di essere gravemente compromessi dalle rivolte di questi giorni che hanno causato l’inagibilità di un numero elevatissimo di posti detentivi”.