Cosa succede alla Germania?

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L’indice Ifo, che misura la fiducia delle imprese tedesche, è calato ad agosto a 94,3, da 95,7 di luglio. Il calo è peggiore di quanto previsto dagli analisti, che stimavano una diminuzione a 95,1. Il livello raggiunto ad agosto dall’indice Ifo tedesco è ai minimi da sette anni, dal novembre 2012. Il dato di luglio è stato rivisto a 95,8 (da 95,7). In calo ad agosto anche il sotto-indice che misura le aspettative per i prossimi mesi, che si attesta a 91,3 (da 92,1 di luglio), e quello che misura le condizioni attuali, a 97,3 (da 99,6). Entrambi i dati sono peggiori delle attese.
SPROFONDA IL MANIFATTURIERO

Nel settore manifatturiero il calo dell’indicatore è inarrestabile e le aspettative sprofondano verso il basso. Secondo l’istituto di Monaco un simile pessimismo si è registrato solo nel 2009. Anche nel settore dei servizi il clima è peggiorato in modo significativo, mentre nel settore delle costruzioni l’indicatore è diminuito solo leggermente. Le imprese edilizie sono un po’ meno soddisfatte e non si aspettano grandi cambiamenti nei prossimi mesi. È scivolato giù anche l’indicatore relativo al commercio, trainato verso il basso dal pessimismo nel settore del commercio all’ingrosso.
LA SFORBICIATA DEL PIL

Ad aprile il governo di Berlino ha tagliato le stime di crescita della Germania allo 0,5% per il 2019. Si tratta dell’ennesima revisione al ribasso rispetto al +2,1% previsto l’anno scorso. Per il 2020, invece, la crescita è stimata a +1,5%. Dopo l’allarme sui dati del Pil tedesco del secondo trimestre, in calo di uno 0,1 rispetto al precedente, il 19 agosto è arrivata la doccia gelata di Bundesbank: anche nel terzo trimestre del 2019 «l’attività economica potrebbe ridursi leggermente», scriveva la Banca centrale tedesca nel suo report mensile. Ma la notizia peggiore è che «la fine del rallentamento non è ancora in vista», aggiungono gli economisti di Francoforte. Se così fosse, cioè se anche i prossimi tre mesi dovessero concludersi con un segno negativo davanti, la Germania entrerebbe in una recessione tecnica.
LE CAUSE DELLA FRENATA

Secondo Bundesbank, tra le cause di questa frenata dell’economia tedesca c’è la contrazione della produzione industriale: «Secondo i dati attualmente disponibili», prosegue il report di Bundesbank, «è prevedibile che la produzione industriale anche nel trimestre in corso si ridurrà in modo rilevante». Mentre «il boom dell’edilizia tedesca è probabile che continui» dice il report. Le prospettive di reddito, importanti per i consumi privati, rimangono per il momento favorevoli, ma i primi segni di debolezza della congiuntura economica sono visibili sul mercato del lavoro, sostengono gli economisti di Bundesbank. Di fondo l’economia tedesca, fortemente orientata all’export, soffre dei numerosi focolai di crisi sparsi per il mondo, della tensione commerciale tra Usa e Cina e dell’incertezza sulla Brexit.
BERLINO CERCA DI CALMARE LE ACQUE

Di fronte a questo scenario la politica tedesca finora ha reagito gettando acqua sul fuoco e invitando alla calma del «business as usual». «Non si tratta di recessione» ma di «debolezza economica» aveva detto il ministro dell’Economia Peter Altmaier, commentando i dati dell’Ufficio federale di statistica venerdì scorso. Più cauta e disponibile è stata invece la reazione del ministro delle Finanze Scholz che, nel corso di un incontro pubblico con i cittadini ieri, ha detto che la Germania ha margine di manovra per fronteggiare una crisi. «È importante che», se le cose sono completamente cambiate, «avere la forza di fare qualcosa». E la Germania, grazie al suo rapporto debito/pil sotto il 60%, ha margine di manovra per fronteggiare una crisi, ha detto Scholz. «L’ultima grande crisi del 2008-09 è costata secondo la mia stima 50 miliardi», una cifra che bisogna poter affrontare e «noi possiamo affrontarla, è questa la buona notizia» ha detto Scholz. Non si tratta dunque di un piano già pronto per far ripartire l’economia, o di risorse già destinate a riaccendere il motore, ma di una disponibilità nel caso di grave crisi.                                                                                 fonte