Così l’Università muore

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Il Comune di Firenze deve schierarsi dalla parte di quelle studentesse e di quegli studenti che non si rassegnano all’università come spazio neutro, in cui collezionare crediti e consumare CFU. Da una parte si vogliono tenere aperte le biblioteche fino a mezzanotte senza adeguati confronti con le parti sindacali, ignorando i diritti e magari sognando di poter sostituire il servizio bibliotecario con la sorveglianza privata. Dall’altra si vuole colpire ogni esperienza di autogestione e di socialità al di fuori delle regole di mercato. Il rischio di degenerazione segnalato dal rettore è evidentemente un modo per colpire ogni forma di possibile contestazione dell’attuale sistema accademico.

La partecipazione crea problemi, se non corrisponde a qualche parametro da classifica accademica e non permette a qualche privato di arricchirsi. Gestire la vita universitaria in termini di pubblica sicurezza ci conferma l’impianto con cui in nome del decoro si permette a un modello di società sbagliata di infilarsi in ogni ambito della quotidianità. La cattiva fede di questa operazione è dimostrata anche da come si sceglie di operare. Intanto si vieta, poi si vedranno quali soluzioni alternative trovare. Un po’ come vorrebbe fare il Sindaco con il Franchi.

Come Sinistra Progetto Comune non caschiamo nella trappola dei singoli episodi denunciati per una presunta lotta al “degrado”. Servono e partecipazione, per garantire il diritto di studenti e studentesse di vivere l’università come luogo di formazione reale, e non come spazio di mercato.

✍️ Antonella Bundu, Dmitrij Palagi