Costruire ponti per rendere il Mediterraneo una frontiera di pace

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MONDO A Bari l’iniziativa della CEI Costruire ponti per rendere il Mediterraneo una frontiera di pace Tweet di Roberto Montoya 19 febbraio 2020 La posizione geografica e strategica del Mediterraneo fa sì che molti paesi europei siano bagnati dalle acque del Mare Nostrum, grazie alla conformazione del bacino e alle molteplicità di relazioni dirette, che costituisce il senso della riscoperta e dell’importanza della sua unicità. Per questo è stato da sempre luogo di transiti, scambi, e talvolta anche conflitti. La storia ci insegna che nessun impero, neanche quello romano, è mai riuscito a dominare stabilmente il Mediterraneo che nel corso dei secoli ha messo sempre in contatto popoli e civiltà diverse, segnando un vero e proprio “mare fra le terre” nel quale tradizioni, religioni e culture differenti possono interagire ed arricchirsi del confronto reciproco. “Mediterraneo frontiera di pace” è il titolo dell’incontro di riflessione e spiritualità tra i vescovi cattolici dei 20 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo (Europa, Balcani, Medioriente, Africa del nord). L’iniziativa è stata organizzata dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana), si tiene a Bari, che diventa dal 19 al 23 febbraio centro del Mediterraneo. Il forum vede la partecipazione anche di Papa Francesco che celebrerà la messa domenicale. Nel 2019, gli arrivi sulle coste italiane hanno registrato un dato in controtendenza: il numero dei rifugiati sbarcati sul nostro territorio è inferiore agli 11.000. Un calo dovuto al blocco in partenza dalla Libia. Sempre nel 2019 (fonte Le Nius), gli immigrati arrivati sulle coste europee sono stati 123 mila, rispetto ai circa 141 mila del 2018. L’Europa rispondeva al problema trovando sistemazioni-accordo fuori dai suoi confini, riportando gli immigrati in Turchia, Libia, Marocco, Tunisia, Niger e Sudan. Oggi Il Mediterraneo è segnato da una profonda frattura, come un luogo di violenza, di disuguaglianze, di sfruttamento e di interessi, non volti al bene comune, ma alla logica del più forte, senza attenzione e cura per i più deboli. Il primo viaggio di papa Francesco fu all’isola di Lampedusa, luogo di sbarco di migliaia di rifugiati provenienti dal Medio Oriente. Lì si rivolse all’Europa con una drammatica domanda che si trova nella Genesi: “Caino, dov’è tuo fratello?” Il grido del suo sangue è giunto fino a me” parole che risuonano ogni volta che papa Francesco denuncia il traffico di persone, la prostituzione forzata e lo sfruttamento del lavoro, piaghe consolidate di questo XXI secolo. Le persone morte in questi ultimi cinque anni nel Mediterraneo (dal 2014 al 2019) sono più di 15 mila, oltre a quelle di cui non siamo a conoscenza. Il continente europeo è bagnato di relativismo, ma gli immigrati che arrivano e bussano alle nostre frontiere sono intrisi di religiosità e un forte senso della famiglia. I bambini che frequentano il catechismo nelle nostre parrocchie, soprattutto in periferie, raggiungono in alcune città circa il 50%, figli di genitori stranieri, una mano santa che cade dal cielo. Oggi, sebbene aumentino le critiche e lo scetticismo, è chiaro il bisogno di nuove energie morali, per vincere la stanchezza di una società invecchiata e rinunciataria, nonché bisognosa di cuori giovani, capaci di passione e di sacrificio. Volere la pace, promuovere la pace, essere strumenti di pace: siamo qui per questo”, ricordava Francesco all’incontro interreligioso ad Abu Dhabi. “Senza esitazione sia condannata ogni forma di violenza, perché è una grave profanazione del Nome di Dio, che è spesso utilizzato per giustificare l’odio e la violenza contro il fratello. Non esiste violenza che possa essere religiosamente giustificata”. Un messaggio e un invito chiaro al rispetto della dignità di tutti e alla costruzione di ponti. Proprio nell’Unità delle differenze avvengono le relazioni, uno dei capi saldi della cristianità. L’Italia e l’Europa hanno fortemente bisogno di un pensiero giovane, capace di intuire soluzioni nuove per i grandi problemi che le vecchie generazioni hanno causato – afferma la CEI – L’Italia ha un bisogno forte dell’Europa, e l’Europa ha una necessità vitale dell’Italia. Aggiunge il Card. Bassetti: “Non ci guadagnerebbe nessuno da un ipotetico distacco. Un distacco che, tra l’altro, da un punto di vista storico, geografico, spirituale e culturale non ha alcuna ragion d’essere”