Covid, Baffi: “Il 20 febbraio 2020, una notte che ci ha cambiato la vita”

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Ci sono notti che cambiano la vita di alcuni di noi. Ce ne sono altre che cambiario la vita di tutti. Quella fra il 20 e il 21 febbraio del 2020 ha segnato la storia della nostra Codogno e, lo abbiamo capito nel volgere di poche settimane, anche quella della Lombardia, dell’Italia e dell’intero Occidente. Pochissimi lo avevano intuito, in quelle prime ore convulse fra la scoperta del “paziente uno” e la proclamazione della zona rossa nel Basso Lodigiano. E pochissimi erano disposti ad accettare che il nostro mondo, le nostre abitudini, la nostra vita quotidiana sarebbero stati stravolti, per un tempo molto lungo, in modo così radicale. Ma è successo, e ormai quasi tutti ce ne siamo fatta una ragione, un’amara ragione.

Ho sempre sentito Codogno come più del luogo in cui abito e nel quale ho costruito la mia famiglia. Codogno è stata, per me, essa stessa una grande famiglia, una casa, il posto in cui voler tornare e al quale sento di appartenere. Di questa terra così schiva e riservata, e al contempo accogliente e generosa, ho amato l’equilibrio con cui essa affronta le cose del mondo: al passo con i tempi, senza rinunciare alle proprie tradizioni più profonde; moderna, ma al contempo capace di esprimere un fascino antico e un’umanità che le grandi metropoli non conoscono.

La fine del febbraio 2020 ce la ricorderemo per la violenza con cui ha provato a distruggere quell’equilibrio, quel fascino, quell’umanità. Io non dimenticherò la sofferenza, la distanza, il distacco, le limitazioni che ci sono state imposte e che ci siamo dovuti imporre; non dimenticherò la subdola violenza con cui il virus ci ha colpiti, a tradimento, il dolore che ha affranto tante persone, tante famiglie. Ma non dimenticherò nemmeno la forza, il coraggio, la generosità e lo spirito di sacrificio che la nostra comunità, così come quelle a noi contigue, ha dimostrato di possedere. Non sappiamo quanto manchi all’alba, quanto ancora durerà questo inverno, lungo e terribile. Una cosa, però, so con certezza: so che ne usciremo, so che noi vinceremo questa guerra, perché la stiamo già vincendo, con la pazienza e la concretezza che ci contraddistinguono.

Non posso esprimere tutti i ringraziamenti personali che sarebbero necessari, per quanto ho visto e vissuto in questo anno; ci vorrebbe troppo spazio. Mi limiterò a dire che essere codognese è per me un segno di vanto. Un’appartenenza a cui non rinuncerò mai. Sempre e per sempre, orgogliosamente di Codogno.