Covid: CdS, improcedibile appello Sgarbi su chiusure

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ROMA  – È stato dichiarato improcedibile dal Consiglio di Stato l’appello proposto da Vittorio Sgarbi e dal Codacons contro l’ordinanza cautelare del Tar del Lazio che ha respinta la richiesta di sospensione del Dpcm del 3 novembre scorso che, nel disporre le misure di contrasto al diffondersi del Covid-19, ha ritenuto di sospendere le mostre e i servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura. I giudici di Palazzo Spada, però, hanno sostenuto che la misura in questione sia emergenziale, non deve sacrificare la fruizione del patrimonio storico e artistico italiano e può essere assicurata da modalità in grado di evitare efficacemente la diffusione del virus. Il Consiglio di Stato ha ritenuto l’appello di Sgarbi e del Codacons “improcedibile per sopravvenuto difetto di interesse”, in quanto il Dpcm contestato “ha cessato i propri effetti alla data del 3 dicembre 2020, quanto alle misure qui contestate, e non sussiste dunque alcun pregiudizio derivante dalla sua esecuzione, mentre le successive identiche misure prorogate con il Dpcm del 3 dicembre 2020 fino alla data del 15 gennaio 2021 ormai prossima sono state contestate dall’odierno appellante mediante un ulteriore ricorso per motivi aggiunti”. I giudici di Palazzo Spada hanno ritenuto comunque che “la temporanea sospensione delle mostre e dei servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura, è una misura emergenziale che, pur nel costante monitoraggio dell’attuale grave situazione epidemiologica a tutela del diritto della salute quale interesse della collettività contro il carattere particolarmente diffusivo del virus Sars-CoV-2, non si sottrae al rispetto del principio di proporzionalità e non deve interamente sacrificare la fruizione dal vivo del patrimonio storico e artistico della nazione, nel doveroso bilanciamento con il diritto alla cultura secondo la prospettiva costituzionalmente orientata a rimuovere tutti gli ostacoli di ordine sociale che impediscono il ‘pieno sviluppo della persona umana’, laddove questa fruizione possa essere assicurata da modalità, anche graduali e diversificate sul territorio nazionale a seconda delle varie aree di rischio o dei diversi luoghi di cultura, capaci di evitare efficacemente la diffusione del virus Sars-CoV-2”