Crisanti: “Inconcepibile che si pronunci il Tar su decisioni scientifiche”

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“Di fronte all’aumentata richiesta, lo stabilimento di Pfizer è stato sotto pressione, sono in una fase di riaggiustamento, penso sia normale e che tra un po’ riprenderanno le consegne nei termini previsti”. Così a Buongiorno, su Sky TG24 Andrea Crisanti, direttore del dipartimento di Microbiologia dell’Università di Padova.

“Se hanno rallentato qualche settimana in questa fase convulsa – ha aggiunto Crisanti – in cui tutti hanno chiesto più dosi, anche per i ritardi degli altri vaccini, penso sia una cosa normale. Non dobbiamo fare allarmismi ingiustificati per una o due settimane di ritardo, vediamo nel prossimo mese se questa situazione perdura”.

“Le notizie che giungono da Israele sul livello di protezione della prima dose non sono confortanti. Ormai sappiamo che la prima dose ha un livello di protezione intorno al 30-35% a 14 giorni, quindi è assolutamente importante completare la seconda dose nei tempi previsti. Quindi c’è un rallentamento in tutto il sistema di vaccinazione, non si può fare la prima dose e poi aspettare più dei tempi previsti dal protocollo approvato”. “Visto che secondo i dati che stanno emergendo da Israele – ha spiegato – la prima dose sembra proteggere un po’ meno rispetto ai dati comunicati da Pfizer, credo sia assolutamente essenziale completare il protocollo così come è stato approvato. Se non ci sono abbastanza dosi, per lo meno bisogna completare la vaccinazione di quelli che hanno fatto la prima dose”.

Commentando poi le parole del professor Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, secondo cui ritardare la seconda dose non sarebbe un problema, Crisanti ha detto: “Non mi occupo dei campi di interesse del professor Remuzzi e inviterei anche lui a commentare solo quello di cui si occupa. Non è un immunologo e forse non ha visto bene i dati di Israele, che sono piuttosto allarmanti, e, tra le altre cose, getta un dubbio su tutto il processo di regolazione. Non bisogna prendersi in giro, dobbiamo rispettare le procedure, altrimenti scardiniamo la fiducia degli italiani sul vaccino. Gli abbiamo detto che si farà sulla base di dati certi. Sulla base dei dati certi del trial è stata fatta l’approvazione. Qualsiasi deviazione dal trial richiede un’altra procedura di approvazione. Sono cose serie, non si può fare l’immunologia creativa”.

All’ipotesi di maggiori controlli alle frontiere “dico di sì perché stanno emergendo varianti che destano qualche preoccupazione. In questo momento la variante inglese ha un impatto sull’immunità di gregge, la variante brasiliana e quella sudafricana potrebbero non essere neutralizzate dal vaccino, o per lo meno alcuni studi preliminari suggeriscono questo. Proteggere le frontiere da altre varianti è una cosa positiva.

“A questo proposito – ha detto poi – penso anche che la campagna del vaccino dovrebbe essere accompagnata a una campagna di sequenziamento di tutte le varianti, perché se emerge una variante virale resistente al vaccino bisogna cambiare strategia, bisogna fare immediatamente un lockdown durissimo per evitare che si diffonda. Mentre stiamo vaccinando è prioritario vigilare che varianti resistenti non emergano o siano introdotte sul nostro territorio perché potrebbero compromettere l’efficacia del vaccino. Bisogna creare una struttura di sorveglianza che verifichi che queste varianti non emergano, o, se emergono consenta di prendere misure drastiche”.

“L’invasione di un pronunciamento del Tar su un fatto tecnico-scientifico penso sia un’anomalia inconcepibile. Sarebbe un precedente distruttivo, non ci sarebbe più certezza su quelle che sono le decisioni a livello centrale. Peraltro la Lombardia non è in una bolla, se fanno una cosa sbagliata poi ha impatto su tutto il resto dell’Italia. Trovo inconcepibile che una decisione presa su evidenze scientifiche venga appellata su un organo tecnico-amministrativo”. Lo ha detto Crisanti commentando la scelta della Regione Lombardia di ricorrere al Tar contro la decisione del reinserirla tra i territori in zona rossa.

C’è una ratio nel criterio del Pil proposto dalla Regione Lombardia per la distribuzione dei vaccini? “Sì, c’è la ratio di svantaggiare i più deboli” .