CRISI, INDIETRO NON SI TORNA: ADDIO ALLA LEGA

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Quello che gli attori in campo in questa crisi, la peggiore – ma anche la più pericolosa- da Tangentopoli e dalla nascita della cosiddetta Seconda Repubblica, hanno il dovere di fare, è dire una parola chiara ai cittadini, al di là degli interessi di parte e delle strategie sul come uscire dall’impasse nella quale il sistema politico è stato precipitato dall’azzardo di Matteo Salvini.

Doveva essere una crisi TRASPARENTE, aveva promesso il presidente Conte, e sinora e in attesa dalle scadenze che il Quirinale fisserà, lo è stata almeno nell’ultimo passaggio parlamentare. Più oscuro invece il modo in cui alcune forze politiche si stanno in proprio gestendo e con le altre confrontando: grandi tatticismi che i cittadini non comprendono e dei quali sono stanchi da decenni.

Un intero Paese, seppure momentaneamente trasferito sulle spiagge o in montagna, viene tenuto con il FIATO SOSPESO. Anche su un punto che sembrava ormai acclarato da chi è preoccupato per le sorti dell’economia, per le nostre relazioni internazionali e per la condizione dei cittadini: la ormai scarsa o nulla credibilità di Salvini, non più riferita solamente alla sua capacità di governo ma anche -a causa degli scandali petroliferi moscoviti fonti di potenziali condizionamenti se non addirittura ricatti- ai dubbi sulla sua affidabilità nella tutela degli interessi nazionali e quelli del sistema di alleanze nel quale l’Italia è inserita.

Non si può in nome dei propri interessi di parte, come ha fatto il leader della Lega, invocare la crisi di governo, le elezioni e addirittura “i pieni poteri” e poi fare marcia indietro perchè il disegno non va in porto, come se nulla fosse. Tenere lontano dal governo Salvini è ormai diventato un DOVERE DEMOCRATICO, per conservare un minimo di credibilità alla politica, alle prerogative del Parlamento e a quelle della presidenza della Repubblica, la sola titolata a indicare la data di nuove elezioni.

Una risposta netta alla Lega va dunque data e subito, in maniera netta e inequivocabile, per i doveri di trasparenza che si hanno verso i cittadini e perché in gioco non c’è solo la formazione di un nuovo governo, ma la credibilità stessa, la sacralità delle istituzioni democratiche: INDIETRO NON SI TORNA!