Cts: Natale senza baci e abbracci. Dopo il 20 gennaio ok allo sci se non ci sarà nuovo picco dei contagi

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Cenone di Natale e di Capodanno massimo in sei e soprattutto, con tracciamento dei presenti, specie per quelli che potrebbero nei giorni precedenti, aver avuto contatti con potenziali positivi. Evitare baci e abbracci sempre, sia quando si entra in casa, messa di Natale vietata, compresa l’ipotesi di anticiparne la celebrazione di un paio d’ore, e regole uniche per tutta Italia. Impianti sciistici solo in assenza di un nuovo picco di contagi dopo il 20 gennaio. Queste le linee guida sulle festività in arrivo dettate dagli esperti del Comitato tecnico scientifico al governo per impostare il Dpcm che sostituirà il testo in scadenza il 3 dicembre.

Indicazioni nette, sottolinea il Messaggero, che rispondono al “consueto principio di massima precauzione e che riguarderanno – precisa il Cts – anche le regioni gialle”. “Da parte nostra ci sarà pochissimo spazio alle deroghe rispetto alle misure attuali perché se si inizia a fare eccezioni diventa il caos”, aggiungono gli esperti.

Unica eccezione ammessa, riguarderebbe il coprifuoco ma potrebbe essere a tempo. Per i giorni di festa infatti potrebbe essere revocata. “Sarà davvero minima – avvertono – con il limite forse spostato alle 23, o anche addirittura solo alle 22.30. Nulla è deciso. Ma si punta ad una mini-estensione per consentire “un ampliamento dei percorsi di vendita” e aumentare gli orari disponibilità dei negozi al fine di evitare gli assembramenti.

Le indicazioni saranno nazionali e riguarderanno tutti. Fuori e dentro casa. Circa i festeggiamenti natalizi, gli esperti del Cts aggiungono che e tavolate potrebbero essere consentite ma solo con un massimo di 6 partecipanti (bambini esclusi) ed esclusivamente tra parenti stretti (genitori e figli, fratelli e sorelle), a patto che prevalga il buonsenso. Ovvero che chiunque sospettasse di aver avuto un contatto con un positivo si tenga alla larga da qualsiasi occasione di socialità effettuando immediatamente un tampone per risalire la catena dei contagi e tracciare tutti i possibili anelli di congiunzione per spegnere il focolaio.

C’ è bisogno che l’attenzione sia massima e che le raccomandazioni rimangano le stesse. “Prima di iniziare a cambiare il modo con cui si pensa all’emergenza bisogna aspettare almeno due settimane dopo l’Epifania”. Per il 20 gennaio infatti si teme un nuovo picco. “Se quel picco non dovesse presentarsi, ad esempio si può ragionare sul riaprire gli impianti sciistici”.