Cucchi, giudici: “Stefano era in buone condizioni fino al pestaggio”

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“Stefano Cucchi, vivendo sino alla sera dell’arresto in una condizione di sostanziale benessere, se non avesse subito un evento traumatico non avrebbe sofferto di molteplici e gravi lesioni che hanno portato alla morte”. Lo scrive la Corte d’Assise di Roma nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato due carabinieri per omicidio preterintenzionale.

Lesione all’origine del decesso La morte di Cucchi fu “originata dalla lesione in S4 (livello del midollo spinale, ndr) tale da determinare un’aritmia letale”. Rilevata invece l’inconsistenza della tesi della morte per Sudep (morte improvvisa per epilessia da pazienti in buono stato di salute ndr). Una “mera ipotesi non suffragata, anzi smentita, da alcuna evidenza clinica”, scrivono i giudici.

Un concatenazione di fattori La causa della morte del 29enne, dunque, è stata “una concatenazione di fattori in cui essenziale, se non unico, è risultato un riflesso vagale connesso alla vescica neurogenica originata dalla lesione”.

L’evento traumatico Per evento traumatico la corte indica una “azione lesiva inferta da taluno”, un’azione che ha generato “molteplici e gravi lesioni, con l’instaurarsi di accertate patologie che hanno portato al suo ricovero e da lì a quel progressivo aggravarsi delle sue condizioni che lo hanno condotto alla morte”.

“Azione dolosa illecita” I magistrati hanno posto l’accento su “un’azione palesemente dolosa illecita che ha costituito la causa prima di un’evoluzione patologica alla fine letale”. Per i giudici si tratta di “uno schema che corrisponde perfettamente alla previsione normativa in tema di nesso di casualità tra condotta illecita ed evento e che, d’altra parte, rende chiara la differenza tra la mera causalità biologica”.