Da piccolo per giocare a calcio prendevo tutti i giorni un autobus e poi un traghetto, e poi un autobus ancora

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A 12 anni, da solo; dribblando passanti e pendolari con la borsa stretta tra le mani.
Il mio paese era Cova de la Piedade, piccolo paese tra l’oceano Atlantico e il Tago. Ho iniziato a tirar calci nelle vie di Cova circondate da case popolari, non avevamo grandi possibilità economiche, papà era un piccolo commerciante e mamma una sarta.
A 10 anni sono entrato a far parte di una squadretta: l’Os Pastillhas, fallita poco dopo. Perdevamo sempre 10-0, 10-1, ma sono grandi ricordi, le prime partite con gli amici d’infanzia non si dimenticano mai.
A 12 anni, il mio amico del cuore, Miguel, giocava nello Sporting Lisbona, e mi ha chiesto di fare un provino lì. L’ho passato e ci ho giocato per 10 anni.
Johan Cruijff mi seguiva da tempo, un giorno viene a trovami e mi fa: “ti porto con me al Barcellona”. Lui è stato il mio primo allenatore all’estero, uno dei migliori allenatori che abbia mai avuto. Un uomo molto importante nella mia carriera.
Il clamoroso passaggio dal Barcellona al Real Madrid?
Credo che il Barça non si sia comportato bene con me perché ho sempre dato tutto quello che potevo alla squadra ma era arrivato il momento di pensare a me e alla mia famiglia. Non mi sono mai pentito di quella scelta: sono andato al Real per avere più prestigio e per vincere.
I tifosi del Barcellona erano talmente inferociti, che in una partita al Camp Nou, gettarono in campo una testa di maiale arrostito mentre battevo un corner: un giorno che non dimenticherò mai, per tutta la vita. Credo che nessun artista o sportivo abbia avuto un trattamento simile. Centomila persone che ti urlano contro: penso sia un record. La gente ha reagito così violentemente a causa della campagna di stampa. C’era qualcosa di premeditato.
All’Inter ho trovato una famiglia. Moratti? un secondo padre. Credo che sia rimasta un’amicizia forte con lui, con la famiglia, perché si tratta di una persona bellissima con cui ho un rapporto positivo.
Quando mi introdusse nell’ambiente madridista, Perez disse che ero nato per giocare nel Real. Bene, ora posso correggerlo: in realtà sono nato per giocare nell’Inter. Nessun rancore con Perez, ma di certo lui si ricorderà di Luis Figo per tutta la vita”.

Oggi compie 47 anni. Tanti auguri Luis Figo.                                                                                           fonte

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