Da quasi un mese il popolo iracheno è sceso in strada in tutte le città del paese, contro il Governo corrotto

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Contro la crisi economica, la corruzione e la mancanza di servizi pubblici. Chiedono giustizia e democrazia. Baghdad, Karbala, Babil, Najaf, Nasiriyah, Diwanyah, Amara, Kut, e Basra sono in rivolta, con cortei e manifestazioni pacifiche.
A differenza del clima in Libano, dove tutto sommato le proteste continuano ad avere carattere pacifico, in Iraq la repressione è molto violenta. Da subito sono stati denunciati attacchi indistinti verso i manifestanti, anche se disarmati. Sono stati usati da subito gas lacrimogeni e si contano già decine di morti.

I manifestanti iracheni parlano di cecchini appostati alle finestre lungo i viali dei cortei che riempiono le città da nord a sud. Miliziani incappucciati uccidono sparando sulla folla. Nella repressione delle forze di sicurezza sono già morte 150 persone e si parla di oltre 5000 feriti. L’ultima notizia è di solo poche ore fa dove 18 persone sono state uccise nella città santa di Karbala.
Questa gioventù irachena non ha vissuto l’invasione americana, ma è cresciuta nel terrore dell’Isis. Oggi vuole democrazia e giustizia e accesso ai servizi di base.

La comunità internazionale non può rimanere inerme di fronte a tutto ciò! Il ritorno dell’Iraq come paese prioritario lo riporta in prima linea e l’Italia deve fare la sua parte!