Dalla destra in Umbria un attacco oscurantista alle libertà personali e ai diritti delle donne

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La decisione della Giunta di destra della Regione Umbria di cancellare la possibilità di interrompere farmacologicamente una gravidanza con Ru486 senza ricovero in ospedale è gravemente sbagliata. E sono del tutto comprensibili e condivisibili le reazioni che ha suscitato da parte di tanti movimenti e associazioni, non solo delle donne, di tante forze politiche, di tante personalità.

La verità è che la Giunta Tesei ha voluto dare un forte segnale oscurantista. Ha voluto coscientemente pagare cambiali pesanti a quei suoi sostenitori che non si sono mai rassegnati, probabilmente, al fatto che protagoniste del proprio destino, anche di scelte certamente dolorose come può essere una interruzione di gravidanza, siano le stesse donne. Dietro questa delibera c’è un mondo di valori anacronistici, animati da una concezione patriarcale e maschilista della società. Un mondo che non si rassegna alla fine di un ruolo ancillare delle donne e che mantiene una concezione rigidamente statica della famiglia, dei diritti civili.

É un mondo che si è strenuamente battuto contro le unioni civili, per esempio. Che si sta battendo in questi giorni contro le proposte di legge che hanno il fine di prevenire e contrastare i fenomeni e le condotte di omotransfobia. Che a suo tempo – la mia età e il mio percorso di impegno politico mi consentono di ricordarlo personalmente – si batterono contro la 194 e successivamente a favore del referendum abrogativo del 1981, che un Paese maturo e moderno respinse. Con lo stesso spirito e la stessa concezione medioevale che stanno alla base di certi atteggiamenti e scelte di oggi: la donna non può autodeterminarsi.

L’interruzione di gravidanza non è una passeggiata. È una scelta che costa sacrificio, che pesa. Che può rappresentare un fallimento, come quello dell’obiettivo di una paternità e maternità e genitorialità responsabili. Ma la storia, l’evoluzione della società, tante battaglie civili hanno messo un punto fermo: l’ultima parola deve essere della donna. Non possono essere altri, tantomeno lo Stato, a decidere per la donna.

Non sono sufficienti per alcuni, evidentemente, gli ostacoli e le colpevolizzazioni che hanno caratterizzato in tutti questi anni l’applicazione di una legge dello Stato come la 194. Un diritto, legato ad una scelta spesso lacerante, che non è pienamente garantito in tante aree del Paese. Se è giusto, come è fissato nella norma, garantire obiezione di coscienza agli operatori sanitari, non è né giusto né accettabile che in tante strutture sanitarie di troppe regioni una obiezione generalizzata non tuteli chi vuole ricorrere alla 194.

La Ru486 ha rappresentato uno strumento farmacologico che garantisce alle donne, insieme, sicurezza ed esigibilità di un diritto, come hanno detto bene le deputate del PD. Tornare indietro – come ha fatto la Regione Umbria – da questa situazione, costringendo le donne ad una forzata ospedalizzazione, ad una inevitabile “esposizione” di scelte personali, private, intime, è soltanto una forzatura strumentale ed ideologica.

Altro che tutela della salute, come ha detto la Presidente Tesei!

Anzi, in una situazione come quella che abbiamo davanti, di Covid circolante, i rischi sono evidenti. Del resto, erano state le società di Ostetricia e Ginecologia, ad avere individuato nella possibilità di utilizzo della Ru486 una procedura per garantire il diritto all’interruzione della gravidanza riducendo i rischi di contagio da ospedalizzazione e insieme il sovraffollamento ospedaliero.

Ha fatto bene il Ministro Speranza, in queste ore, a chiedere al Consiglio Superiore della Sanità pareri aggiornati sulla materia anche alla luce delle più recenti evidenze scientifiche (che portano in altri Paesi a una pratica percentualmente diffusa e sicura della interruzione di gravidanza con metodo farmacologico).

Ora è necessario reagire, come anche in Umbria si sta facendo (e il PD è tra i protagonisti di questo impegno) contro queste scelte di una destra oscurantista e intollerante. Anche in queste cose si comprende la differenza sostanziale tra chi rispetta le scelte ed i diritti delle persone (garantiti dalla legge) e chi invece vorrebbe imporre a tutti sue personali convinzioni, sue personali scelte di vita, mortificando insieme valori importanti, che si chiamano libertà, diritti, civiltà.

Walter Verini è deputato, responsabile nazionale Giustizia del Partito Democratico e commissario del Pd in Umbria